Lo hanno lasciato a terra, con le ossa rotte, all’esterno di un ospedale e se ne sono andati via. Come fosse un oggetto di cui liberarsi in tutta fretta. È questa l’ultima, agghiacciante storia accaduta in provincia di Taranto, a Castellaneta, che vede ancora una volta protagonista un bracciante, straniero, utilizzato a nero nella campagne pugliesi. Che si apprestano a vivere l’ennesima, tragica estate e a pagare le conseguenze di un fenomeno, il caporalato, che in questa terre ha affondato radici molto profonde, difficili da estirpare.

Il tutto accade a pochi giorni dalla grande manifestazione nazionale di Bari, indetta da Flai Cgil, Fai Cis e Uila Uil per dire basta allo sfruttamento e al caporalato in agricoltura. Che secondo l’Istat è il settore che ha permesso al Sud di crescere nel 2015 più del Nord e del Centro: un evento quasi epico. Quella denunciata dalla Flai Cgil Puglia, è però l’ennesima incredibile storia di dignità offesa e diritti calpestati.

Stando alla ricostruzione dei fatti, il lavoratore è stato investito da un muletto, il classico carrello elevatore. Riportando fratture agli arti inferiori e superiori. Ma come quasi tutti i braccianti agricoli stagionali, è a nero. Un invisibile. Per giunta straniero. Per questo, lo accompagnano con l’auto nei pressi dell’ospedale più vicino e lo lasciano a terra sofferente.

«Una storia incredibile – spiega Giuseppe Deleonardis, segretario generale della Flai Puglia – che abbiamo conosciuto quando un bracciante 37enne di origini bulgare si è recato presso la locale struttura della Cgil per denunciare l’infortunio, dopo che per le conseguenze dell’incidente è stato ricoverato un mese in ospedale. Sono stati gli infermieri ad allertare Carabinieri e Ispettorato del lavoro».

Un episodio che per la Flai Cgil di Puglia «non è isolato. Anzi è diventato un modo imperante di procedere del sistema delle imprese, dove il caporale è uno strumento, ma la volontà di violare le norme è tutta in capo all’imprenditore. Un fatto grave in prossimità della stagioni delle grandi raccolte, per la quale la Flai sta predisponendo un piano di azioni nei territori più a rischio, come sempre per informare i lavoratori italiani e stranieri dei propri diritti e dei rischi ai quali vanno incontro lavorando senza tutele e contratti».

E proprio due giorni fa, nel foggiano, vi è stata un’altra operazione della Guardia di Finanza, che ha portato all’arresto di tre caporali, due italiani e un cittadino romeno. Con l’accusa, in concorso, del reato di caporalato. Venticinque operai di nazionalità rumena venivano sottopagati (3 euro l’ora) ed erano costretti a vivere in condizioni pessime. A reclutarli era il loro connazionale, con i lavoratori che venivano poi impiegati in aziende agricole della provincia, per la raccolta delle olive, ma anche nei ristoranti e per l’assistenza domiciliare agli anziani.

I lavoratori – donne e uomini – alloggiavano in un dormitorio comune di 40 mq alla periferia di Troia: un luogo fatiscente dove vivevano in condizioni definite ’inumane’ dagli investigatori. I tre avevano costituito una società che assumeva cittadini romeni per impiegarli in attività appaltate a terzi e concordava con svariati proprietari di fondi agricoli l’esecuzione a titolo oneroso della raccolta dei frutti per mezzo dei braccianti assunti dalla società. Un fenomeno talmente radicato e conosciuto, tale da giustificare la presenza – come rilevato nell’inchiesta – di locandine con tanto di numero di telefono, per il reclutamento dei lavoratori.

Infine, l’ultima denuncia arriva dal movimento ’Campagne in lotta’, che due giorni fa ha organizzato due manifestazioni: una a San Ferdinando, l’altra a Bari. Proprio quest’ultima, secondo la denuncia degli stessi, è stata sabotata: «Pochi giorni prima del corteo, tutte le agenzie di pullman a noleggio della provincia di Foggia si sono rifiutate di trasportare i lavoratori dai ghetti fino a Bari, dichiarando che non volevano trasportare “neri immigrati” a una manifestazione».

In questi giorni nelle commissioni Giustizia e Agricoltura del Senato è in discussione il ddl sul caporalato: ma se il buongiorno si vede dal mattino, c’è poco da stare allegri.