«La devianza ultima forma di vita, e il suo seme tornerà con me oltre di me», urlava Lucia Vitrone ai concerti dei Contropotere, gruppo punk hardcore partenopeo che ha scritto la storia della musica underground degli anni ’80 in Italia. Questa frase riecheggia a meno di un mese dell’improvvisa scomparsa del suo autore e co-fondatore, Adriano Casale, per tutti Bostik, pirata moderno, pioniere nell’uso dei sequencer e campionatori, da sempre attivo nel campo della sperimentazione audiovisiva. «Lo conobbi a un concerto di Nina Hagen a Napoli, cercava una cantante», racconta Vitrone, voce e co-fondatrice del gruppo. «All’epoca faceva il medico, suonava con i Mata Hari. Era diplomato in piano, io venivo dal teatro. In quel periodo ci inventammo Algoritmia industriale, delle performance ambient: Bostik già usava gli algoritmi sul sintetizzatore. Nel 1981 fondammo gli Elettrokrazia con Michele Iaccarino, Andrea De Marco, Maurizio Spagnuolo, spostandoci verso il post dark, industrial. Poi partimmo. Lui per il Canada, io per Berlino. Fu qui che ci ritrovammo e scrivemmo il primo pezzo dei Contropotere: Non indietreggiare».

LA STORIA dei CP/01, nati dall’incontro degli Elettrokrazia e dei Link Larm di Padova, si sviluppa on the road, tra la Berlino pre-caduta del muro e i palchi dei posti occupati di tutta la penisola; va di pari passo con quella di tanti collettivi, in un’epoca in cui fare musica significava creare spazi alternativi – come la casa comune nel quartiere Stella a Napoli dove il gruppo costruì una sala prove e una serigrafia – connessioni con mezzi completamente analogici (no facebook, solo lettere e telefono fisso), produrre «controcultura». È arrivato Ah Pook, primo demo tape autoprodotto in una sala prove in Veneto – il titolo riprende un testo di William Burroughs – fu un successo: veniva distribuito durante concerti assieme alla fanzine «Urban». «Tutti i guadagni erano destinati all’occupazione a Napoli. A Berlino avevamo visto cosa fosse possibile creare attraverso l’auto determinazione, un concetto di orizzontalità della vita, senza essere assorbiti dal sistema: volevamo portare questo nella nostra città». Nel 1988 l’album Nessuna speranza, nessuna paura fu prodotto dalla mitica etichetta indipendente bolognese Attack Punk Records di Helena Velena e dei Raf Punk. Nel 1989, sulla scia di occupazioni come il Forte Prenestino a Roma, l’Isola nel Kantiere di Bologna, El Paso a Torino, il Virus a Milano, l’Indiano a Firenze, diedero vita all’esperienza del Tien’A’ment, primo centro sociale occupato di Napoli. Dopo quasi dieci anni insieme, nel 1994 la svolta elettronica con Cyborg 100%, ultimo lavoro iper sperimentale prima dello scioglimento. Bostik da circa dieci anni si era trasferito a Procida.

CON LA SUA COMPAGNA, la stilista Francesca Esposito, aveva ristrutturato un ex grotta di pescatori sotto Terra Murata. Così era nato L’unico, atelier bar ecologico, avamposto di anarchici e sognatori, dove Bostik ha organizzato eventi fino a quest’estate. Prima di andarsene stava preparando un Prometeo, installazione performativa itinerante con la partecipazione di molti storici compagni di vita. Alcuni di questi, su impulso di Lucia Vitrone, lo scorso primo ottobre si sono incontrati all’Asilo Filangieri di Napoli. La compagna Francesca Esposito, Valeria Maselli, storica bassista e Luca Di Miero di Katap, coinvolti da Bostik nel Prometeo; Lavinia D’Elia, corista, Mauro Minervini, organizzatore che contribuì allo storico concerto dei Mutoid e Contropotere al Villaggio Globale di Roma nel 1994; Luciano D’Onofrio del collettivo editoriale Nautilus di Torino, co-fondatore della Lega dei Furiosi, nata da una tre giorni in cui tutte le realtà di controcultura italiana – editoria, musica, fanzine – s’incontrarono ai Murazzi per dare vita a dei cataloghi che circolavano autonomamente per il paese.

«IL PIÙ GRANDE dono di Bostik è averci fatto rincontrare dopo anni», dicono i presenti. «Il suo testamento intellettuale per me è fare. Può anche andare male ma i progetti vanno portati a termine. Sempre», incalza Lucia Vitrone che di recente con Bostik e altri artisti ha registrato un vinile (in uscita) che contiene Anima mundi, il suo testamento politico. Da qui la voglia comune di organizzare per la prossima primavera un «Bsk Party». Non un memorial ma una festa che guarda al passato per riprendere il filo dei discorsi interrotti, declinarli al presente, su più fronti. Uno degli obiettivi è raccogliere materiale. C’è una call aperta per costruire un archivio di video, registrazioni, documenti e fotografie, fanzine, articoli, manifesti che raccontino la storia dei Contropotere e di quegli anni (scrivere a bksparty.org@gmail.com). Sul fronte artistico, oltre alla forte volontà di portare in scena il Prometeo che avrebbe debuttato lo scorso 29 settembre, la giornata vuole essere un attraversamento multidisciplinare a cui ognuno dei protagonisti di questa storia contribuirà liberamente. Come vuole il punk.