Volano gli utili di Sky nell’ultimo semestre dopo che la Pay Tv satellitare ha deciso di chiudere il centro di produzione a Roma trasferendo a Milano 300 persone con 120 esuberi. I profitti operativi sono aumentati di 70 milioni di sterline con una crescita boom del 141% rispetto ai 29 milioni ricavati nello stesso periodo del 2015. In Italia i profitti sono aumentati del 9% nello stesso periodo, pari a a 1,236 miliardi di sterline.

IL CEO della multinazionale Jeremy Darroch ha sottolineato l’impatto positivo sui conti provocato dai proventi legati alla cessione dei diritti delle Olimpiadi di Rio, «nonostante una pressione sui consumi in Europa e un declino del mercato pubblicitario». Alla fine del semestre i clienti sono saliti a 4,809 milioni con 45 mila nuovi clienti nel secondo trimestre. È il quinto aumento di fila, mentre i profitti operativi hanno raggiunto il livello più alto degli ultimi cinque anni. Numeri che contrastano con la descrizione del mercato italiano caratterizzato dall’amministratore di Sky Italia «da molte criticità, a partire da un quadro di regole obsoleto e disincentivante per chi ha la necessità di investire in un quadro di certezze e stabilità».
UN CONTRASTO che ha alimentato le polemiche su un caso che non è solo sindacale, ma politico. In risposta a un’interrogazione dei deputati Pd ieri il ministero dello sviluppo ha confermato l’intenzione di convocare un tavolo azienda-sindacati, qualora fosse richiesto dalle parti, per salvaguardare l’occupazione nella Capitale che in un solo colpo sarebbe privata di oltre 400 posti nel terziario avanzato in crisi.

PER LA PRIMA VOLTA nella storia dei media italiani, e del giornalismo, ieri gli speaker dei telegiornali e dei radiogiornali Rai hanno letto in diretta un comunicato di solidarietà dei giornalisti Sky nei confronti dei colleghi e dipendenti Sky che martedì 24 gennaio hanno scioperato per 24 ore. «È fuor di dubbio che si tratta di una vertenza pilota – sostiene l’Usigrai – un grande gruppo internazionale che minaccia esuberi e trasferimenti di personale pur presentando conti in ordine». Non è escluso che nelle prossime settimane i giornalisti della Tv di Stato mettano in campo proteste a sostegno della vertenza Sky. Analoghe iniziative sono state annunciate dal comitato di redazione di Sky Sport. Anche il Cdr de La7 ha dato la sua solidarietà ai giornalisti, e invoca «una mobilitazione di tutta la categoria» contro la chiusura di via Salaria.

IL CASO SKY È ARRIVATO anche alla Pisana, sede del consiglio regionale del Lazio. Ieri la commissione sul pluralismo dell’informazione ha ascoltato i sindacati, mentre Sky ha rifiutato l’invito con una lettera giudicata «vergognosa e offensiva» dal presidente Giuseppe Cangemi. Per Riccardo Saccone della Cgil «non è vero che esiste un tavolo di trattativa, non c’è un piano industriale, si tratta di licenziamenti mascherati». «Quale copertura di tutto quello che accade da Roma in giù darà Sky dopo il trasferimento a Nord?» domanda Antonio Moscatello di Stampa Romana.

VIRGINIA RAGGI, sindaca di Roma, continua nel suo silenzio. Non ha ancora detto una parola da quando è iniziata la vertenza, né ha reagito alla disfida del campanile Tv lanciata dal sindaco di Milano Sala che si è detto soddisfatto del trasferimento di Sky nella sua «smart city» attira-capitali. Non si sa se per disattenzione per il caso Marra o perché è d’accordo con le decisioni di Sky. Quello della pay Tv satellitare è anche un caso di concorrenza tra città assetate di investimenti. Il presidente della regione Lazio Zingaretti (Pd) ha ribadito di «non avere problemi ad affrontare il problema con Raggi, siamo talmente fragili che se anche litighiamo ci superano altre 20 o 30 città. Vorrei essere meno solo».