Il premio «Bookciak, Azione!» direto da Gabriella Gallozzi giunto alla settima edizione anticipa tradizionalmente l’apertura delle Giornate degli Autori con la serata del 28 agosto. Segna l’inevitabile confine tra letteratura e cinema ed è un concorso rivolto ai giovani cineasti che hanno così la possibilità di mostrare i loro lavori premiati alla Villa degli Autori.
I libri proposti quest’anno sono: L’estate muore giovane di Mirko Sabatino (Nottetempo) romanzo di formazione nella Puglia del ’63, Residenza Arcadia di Daniel Cuello (BAO) graphic novel di un autore argentino naturalizzato italiano, ambientato in un condominio stravagante, Dal tuo terrazzo si vede casa mia di Elvis Malaj scrittore albanese naturalizzato italiano finalista del premio Strega (Racconti edizioni), Io marinaio, la vita avventurosa di un migrante del mare di Mario Foderà (LiberEtà), memorie di marinai raccolte da un sindacalista di Mazara Del Vallo, scelta che partecipa alla sezione Memory Ciak dedicata alla memoria e realizzata in collaborazione con Spi-Cgil. I lavori sono giudicati da una giuria permanente composta da Wilma Labate, Gianluca Arcopinto, Teresa Marchesi affiancata ogni anno da un presidente diverso: per questa edizione è la scrittrice Lidia Ravera dopo Scola, Gregoretti, Maselli, Salvatores, Ascanio Celestini e Daniele Vicari.
La novità di quest’anno è la sezione aperta alle detenute del liceo artistico statale Enzo Rossi del carcere di Rebibbia che hanno realizzati corti di tre minuti ispirati ai quattro libri proposti. Sono scelte ispirate all’emigrazione, al mare, alle strade da percorrere ora precluse: i brevi filmati sintetizzano le tecniche artistiche alla vivace presenza delle studentesse mentre manipolano la materia sia la creta che i colori che i tessuti o gli oggetti. Le loro voci in tutti e quattro i filmati sono coprotagoniste e sono voci di ragazze e donne che provengono da paesi diversi perlopiù dall’accento slavo, romeno. Non si vedono i volti ma solo le mani che manipolano e creano, o i piedi come nel film Scarpe ispirato al romanzo di Elvis Malaj che allude alla libertà di andare per le strade. In Come creta ispirato a L’estate muore giovane si scava all’interno di una testa come ad estrarne il cervello, come per estirpare qualcosa che non dovrebbe guidare gli eventi («il cuore, non il cervello è l’anima dice la voce, l’anima gira»
In U mari (ispirato al libro di Mario Foderà) una performance tra i veli prende il sopravvento tra desiderio di onde e libertà e paura di annegare. In La leggenda del migrante una mano accompagnata da una voce che improvvisa una canzone giocosa dipinge onde su onde, di varie tonalità di azzurro finché la barchetta di carta (che tanto affonderà) si tinge di nero e di nero tutto intorno si tinge il mare a svelare una istallazione materica con sabbia e il corpo disteso di un bambino sulla battigia.