Dopo Bergamo, Milano. Per la seconda volta in pochi giorni un tribunale condanna l’Inps a interrompere la sua «condotta discriminatoria» verso le donne straniere che diventano madri. E stabilisce di conseguenza che il bonus «mamma domani» (del valore di 800 euro una tantum senza limiti di reddito), introdotto nel 2016, deve essere corrisposto anche a tutte le madri regolarmente residenti in Italia, e non solo a quelle titolari di un permesso di soggiorno di lungo periodo.
La discriminazione era stata prevista da una circolare dell’istituto di previdenza, ma non figura nella legge istitutiva del bonus (la 232 del 2016). Il tribunale di Milano – giudice del lavoro Silvia Ravazzoni – ha stabilito che quella circolare dev’essere revocata e sul sito dev’essere pubblicata una «nota informativa» – in sostanza una correzione

Il ricorso vincente è stato presentato, a nome di alcune madri straniere, dalle associazioni Asgi (studi giuridici sull’immigrazione), Apn (avvocati volontari) e fondazione Piccini. A Bergamo era stato il patronato Inca della Cgil a sostenere il ricorso di 24 madri straniere. L’Inps ha replicato scaricando la responsabilità sul governo: «Avevamo chiesto alla presidenza del Consiglio, al ministero del lavoro e al Mef se intendevano confermare l’orientamento fin’ora espresso sulla limitazione del bonus ma non abbiamo avuto risposta».

L’«orientamento» discriminatorio è lo stesso seguito per un altro dei tanti bonus introdotti in epoca renziana, il bonus bebè che invece è legato al reddito e viene erogato mensilmente. Ma anche per quel bonus altri quattro tribunali avevano già dato ragione alle stesse associazioni e alla Cgil nel ritenere parimenti discriminatoria l’esclusione delle madri straniere. In quel caso per il mancato rispetto di una direttiva Ue del 2011. Proprio in questi giorni, nella legge di bilancio, il governo Gentiloni sta prevedendo la proroga del bonus bebè.

«Ci sono centinaia di cause di questo genere su tutto il territorio nazionale nell’interesse delle donne immigrate, le vinceremo tutte», ha dichiarato la presidente dell’Inca Cgil Morena Piccinini. Mentre l’avvocato Alberto Guarisio dell’Asgi che si è visto dare ragione prima a Bergamo e poi a Milano ha detto che «è importante che l’Inps si adegui rapidamente, evitando così il diffondersi del contenzioso che sarebbe oneroso per l’istituto e soprattutto ingiusto». Guarisio ha poi invitato tutte le donne straniere regolarmente residenti, che sono almeno al settimo mese di gravidanza entro il 31 dicembre del 2017, a presentare domanda all’Inps per il bonus mamma «indipendentemente dal titolo di soggiorno».