Dopo una giornata di incontri e trattative in vista del consiglio Europeo, è stato rinviato a oggi il Consiglio dei ministri che approverà il documento di economia e finanza (Def) e lo scostamento di bilancio per circa 40 miliardi di euro da fare approvare al parlamento prima di varare il «Decreto Aprile» che potrebbe superare 70 miliardi di euro, di cui almeno 27 saranno destinati alle misure tampone per gli ammortizzatori sociali. Si sta inoltre ragionando su un fondo da 40 miliardi per Cassa depositi e prestiti per ricapitalizzare le aziende strategiche colpite dalla crisi. Le stime macroeconomiche preliminari sono drammatiche: il deficit salirà tra l’8 e il 10%, il rapporto debito/Pil potrebbe attestarsi tra il 155% e il 160%.

IL MINISTRO dello Sviluppo Stefano Patuanelli (M5S) ha confermato ieri in un question time alla Camera che il decreto Aprile conterrà la proroga dei bonus ai lavoratori autonomi e parasubordinati iscritti alla gestione separata dell’Inps per le mensilità di aprile e maggio e il suo aumento da 600 a 800 euro. Ha inoltre confermato la liquidità a fondo perduto e non in prestito alle piccole imprese con le S.r.l. con meno di 10 dipendenti. Lo scopo è raggiungere lavoratori e imprese escluse dai precedenti decreti «Cura Italia» e «Liquidità». Il nuovo provvedimento conterrà il rifinanziamento della cassa integrazione per 9 settimane e l’allungamento della Naspi e Discoll per un importo vicino ai 15 miliardi di euro.

È CONFERMATA l’istituzione di un «reddito d’emergenza» (Rem) ottenuto dall’estensione del cosiddetto «reddito di cittadinanza» e basato su finanziamento per 2 miliardi di una misura contenuta nel «Cura Italia» chiamata «reddito di ultima istanza» al momento rivolta ai lavoratori autonomi degli ordini professionali.

PER LA MINISTRA del lavoro Nunzia Catalfo (M5S), e il presidente dell’Inps Pasquale Tridico si tratta di una platea eterogenea che vive nell’economia informale e precaria, esclusa dalla politica dei bonus, pari a un milione di famiglie, per un totale di 2,5-3 milioni di persone. L’importo del Rem è incerto perché oscilla dai 400 agli 800 euro e, stando alle ultime indiscrezioni, dipenderà dalla dichiarazione Isee di chi farà domanda del sussidio. Sarà inoltre istituita una cassa integrazione in deroga semplificata per colf e badanti, per una media fino a 600 euro per lavoratrici a tempo pieno e di 200 euro se a ore. Andrà alle persone che hanno un contratto, oggi sospeso. Cifre che potrebbero essere insufficienti, con una perdita secca del salario fino al 70%. All’esame c’è un «bonus figli» da 80 a 160 euro al mese variabile in base ai redditi Isee.

QUESTI, E ALTRI BONUS categoriali, non universali né incondizionati, approntati dal governo sono in totale nove, raggiungono 19 milioni di persone e potrebbero terminare a giugno, rischiando di creare un’accelerazione della crisi sociale che seguirà all’esaurimento della prima fase dell’emergenza sanitaria creata dal virus Covid 19. La prospettiva è un aumento della disoccupazione e della precarietà. Ritirare bonus e sussidi appena istituiti significa amplificare l’impatto della crisi. Questa prospettiva non sembra, ancora, all’ordine del giorno di un governo che procede giorno per giorno e non sembra avere una visione complessiva. Non è tuttavia escluso che, da giugno in poi, sarà costretto a un nuovo decreto che rifinanzi il Welfare dell’emergenza.

IL 16 APRILE alla Camera la ministra del lavoro Catalfo ha ipotizzato una riforma degli ammortizzatori sociali: un sistema «vetusto, basato su istituti che sembrano sovrapporsi». Gli effetti sono evidenti: è stato penalizzato chi è intermittente e vive nell’economia informale. Catalfo ha detto di avere valutato «l’idea di un ammortizzatore unico». Sarebbero necessari «almeno due mesi» per riformare i «sistemi informativi e gestionali». Una prospettiva fattibile visto che la crisi durerà anni, e non tre mesi. In questo quadro potrebbe confluire l’estensione incondizionata e senza vincoli del «reddito di cittadinanza», così come nei fatti sarà il «reddito di emergenza».