Visioni

Bono/Burattini, sintetizzatore e batteria da un’altra dimensione

Bono/Burattini, sintetizzatore e batteria da un’altra dimensioneIl duo Bono e Burattini

Musica Primo capitolo discografico per il duo emiliano

Pubblicato circa un anno faEdizione del 29 luglio 2023

Sembra tutto più facile, a Bologna. Due amiche musiciste, che si conoscono da vent’anni, in un momento di pausa dai progetti principali decidono di ritrovarsi in sala prove. Improvvisano, giocano, scrivono del materiale. Qualche tempo dopo, una commissione fortunata arriva a fare da stimolo, e le due musiciste compongono un album intero, bellissimo. Contattano un altro amico in città, che guarda caso gestisce una delle etichette più interessanti attive oggi in Italia, che accetta subito di pubblicare il disco. È nato così Suono in un tempo trasfigurato, il primo capitolo di Bono/Burattini, da poco uscito per la Maple Death di Jonathan Clancy. Un disco che, per quanto essenziale nella scrittura, rivela spunti e stratificazioni a ogni ascolto, riferimenti alla library music e al cosmic jazz, così come all’elettronica di Daniela Casa e di Suzanne Ciani, con un’aura misteriosa che pare provenire da un’altra dimensione. Il nome del progetto, semplicemente, è quello delle due protagoniste: Francesca Bono, musicista e cantante degli Ofeliadorme, e Vittoria Burattini, batterista dei Massimo Volume.

Il Juno è uno strumento pazzesco, è analogico ed è fatto in modo tale che il suo suono è come se fosse organico, si sente proprio questa componente materica

IL PUNTO di partenza per l’intero lavoro è stata la proposta da parte di Home Movies, associazione che gestisce l’archivio nazionale dei film di famiglia (con sede, ovviamente, a Bologna), di sonorizzare tre cortometraggi di Maya Deren, regista di origine ucraina fuggita negli Stati uniti, dove negli anni ’40 e ’50 ha realizzato diverse opere capaci di lasciare il segno nell’ambito del cinema d’avanguardia. Il lavoro sui simboli, la vena surrealista, hanno reso Maya Deren un punto di riferimento per molti registi, da David Lynch a Bergman. «Lei era una di quelle artiste che diceva che bisogna fare arte con le cose che si hanno a disposizione, con strumenti semplici, e in effetti tutti i suoi corti lo dimostrano», racconta Vittoria Burattini. «Ci siamo ispirate al suo lavoro anche noi partendo da elementi semplici, in questo caso il Juno e la mia batteria, che riescono insieme a creare un paesaggio». Tutto il disco ruota infatti intorno alle atmosfere create dal Juno 60, sintetizzatore degli anni ’80, alla batteria di Vittoria Burattini e alla voce di Francesca Bono, utilizzata come fosse un terzo strumento, capace di aggiungere una componente eterea e aliena ai brani del duo. «Il Juno è uno strumento pazzesco, è analogico ed è fatto in modo tale che il suo suono è come se fosse organico, si sente proprio questa componente materica, e questo lo rende molto affascinante, ricco di sfumature» spiega Burattini. «Francesca è stata molto brava a studiare i molti registri di questo strumento e scegliere i suoni più adatti alle atmosfere che volevamo creare. E io poi ci ho aggiunto la batteria».

LA REGISTRAZIONE e il mixaggio sono stati affidati poi a Stefano Pilia (che, tra le altre cose, è stato anche chitarrista dei Massimo Volume), che ha aggiunto in qualche brano la sua chitarra, per poi concludere il master all’Outside Inside Studio di Matt Bordin.
Oltre ai corti di Maya Deren, il duo si è occupato anche della colonna sonora di un lavoro di Marinella Pirelli, artista multidisciplinare che si è dedicata al cinema sperimentale. Dal vivo, Bono/Burattini sonorizza i cortometraggi oppure, come accade più spesso, presenta un intero concerto senza video, più libero, in cui il suono prende il sopravvento. Ora la band è in tour per una decina di date estive, pronta a tornare al lavoro sul secondo disco, appena gli impegni di entrambe lo permetteranno, tra il disco solista di Francesca Bono di prossima uscita e il lavoro delle band principali.
«Se ci venisse offerta la possibilità di scrivere un’altra colonna sonora noi saremmo più che contente, in fondo questa è la nostra cifra», riflette Burattini. «E del resto per me, suonando con i Massimo Volume, suono più colonne sonore che canzoni, Mimì scrive quelli che definirei già piccoli film senza immagini, cui noi disegnamo attorno uno scenario musicale. Con i Massimo Volume siamo in sala prove in questo momento e quando si tratta di mettersi davanti a un nuovo lavoro, alla pagina bianca, c’è sempre un po’ di sofferenza. Ma stanno venendo fuori delle cose, anche se non sappiamo ancora bene i tempi e cosa faremo di questo materiale».

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