Il cambio di marcia della strategia diplomatica italiana nel caso dei due fucilieri in India inizia, a livello mediatico, a dare i suoi frutti. Il cambio di passo nell’Odissea giudiziaria che vede i marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone trattenuti in India da quasi due anni, si è registrato con la presa di posizione decisa da parte del team diplomatico guidato dall’inviato speciale Staffan De Mistura.

Lunedì scorso l’ambasciatore italiano in India Daniele Mancini ha mosso una petizione alla Corte suprema indiana richiedendo che la National Investigation Agency (Nia), la polizia federale anti terrorismo che sta indagando sull’omicidio dei pescatori Ajesh Binki e Valentine Jelastine scambiati per pirati e colpiti da proiettili provenienti dalla petroliera italiana Enrica Lexie, formuli i capi d’accusa a carico di Latorre e Girone; operazione che si sarebbe dovuta concludere diversi mesi – almeno quattro, secondo le previsioni più rosee – e che invece si protrae in ritardi giudicati dalla diplomazia italiana «inammissibili».

Oltre alla macchinosità della burocrazia indiana e al braccio di ferro sull’interrogatorio degli altri quattro marò in Italia – svoltosi infine per via telematica – che hanno allungato i tempi delle indagini, il nodo da sciogliere per gli inquirenti rimane a quale legge appellarsi per procedere contro i fucilieri di Marina. La Nia, secondo indiscrezioni, vorrebbe rifarsi al Sua act, una legge federale sulla sicurezza maritima che prevede la pena di morte; eventualità che secondo De Mistura rappresenta una «linea rossa inaccettabile non solo per l’Italia ma a livello internazionale» poiché equiparerebbe i due militari a dei pirati. L’Italia chiede quindi che Latorre e Girone possano tornare in patria in attesa che l’accusa formuli i capi d’imputazione; se la Nia ricorrerà al Sua act, l’Italia è pronta – come ha spiegato il ministro degli Esteri Emma Bonino, a internazionalizzare ulteriormente le proprie pressioni diplomatiche, forte del coinvolgimento – invero, piuttosto salomonico, richiamando l’India a una soluzione «rapida ed equa nel rispetto del diritto internazionale» – dell’Unione Europea e degli Stati Uniti. Una risorsa politica che, se necessario, affiancherà i ricorsi legali del pool di avvocati difensori dei marò, con la possibilità paventata da Bonino di intraprendere «strade più politiche» oltre alla minaccia di bloccare i trattati commerciali tra Ue e India avanzata da Antonio Tajani, vice presidente della Commissione Europea.

La Corte suprema esaminerà il ricorso italiano da lunedì prossimo, ma per una decisione nel merito – ammonisce De Mistura – ci sarà da aspettare almeno fino all’udienza seguente, ancora da fissare.
La prossima settimana potrebbe essere davvero decisiva per la sorte di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.