Il commissario straordinario dell’Ilva, Enrico Bondi, ha incontrato per la prima volta ieri mattina a Roma, il coordinamento sindacale di tutti gli stabilimenti del gruppo, affiancati dai segretari di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil. Come ampiamente previsto, Bondi non ha presentato il piano industriale (per farlo si dovrà attendere il piano di lavoro dei tre esperti sulle prescrizioni Aia nominati dal ministero dell’Ambiente) che i sindacati attendono da oltre un anno.

I tempi per vedere nero su bianco le reali intenzioni di Bondi saranno maturi non prima della metà di novembre. Il Commissario straordinario ha colto l’occasione per ribadire ai sindacati che la spesa totale per l’attuazione delle prescrizioni Aia non supererà gli 1,8 miliardi di euro. E che la maggioranza delle risorse in questione saranno garantire dai prestiti che arriveranno da un gruppo di banche italiane (Intesa San Paolo, Gruppo Ubi e Banca Leonardo le più accreditate, oltre che le più esposte sui debiti pregressi contratti durante la gestione dei Riva), dalla Banca europea degli investimenti e dal piano dell’acciaio varato dall’Unione Europea lo scorso giugno. Soltanto in un secondo momento e se sarà strettamente necessario, si attingerà dagli introiti che deriveranno dalla vendita dell’acciaio di qui ai prossimi tre anni, quando terminerà il periodo di commissariamento del siderurgico tarantino.

È stato ribadito infatti come i Riva abbiano svuotato del tutto le casseforti dell’azienda che Bondi dà comunque in crescita da un punto di vista di fatturato. Il commissario ha inoltre ribadito che la priorità è recuperare i clienti persi e credibilità sul mercato dopo lo scandalo che ha travolto l’Ilva a seguito delle indagini della magistratura tarantina sulla gestione della famiglia Riva, indagata insieme ad altri ex dirigenti per disastro ambientale. Certo è che il siderurgico tarantino va incontro a un ridimensionamento la cui entità non è ancora chiara.

Bondi ha comunicato ai sindacati l’intenzione di far diventare l’Ilva un’azienda a «flusso teso». Tecnicamente vuol dire che si riduce significativamente il peso delle immobilizzazioni e del magazzino e questo vorrebbe significare non avere più bisogno di parchi minerali immensi: e quindi, non coprirli, come invece previsto dall’Aia. Il commissario ha poi spiegato che a ottobre ripartirà l’altoforno 2, così come nei giorni scorsi è ripartita l’acciaieria 1: entrambi gli impianti prevedevano lavori di manutenzione e migliorie previste dall’Aia che l’azienda sostiene di aver ottemperato. Ma spetterà ai tecnici Ispra e Arpa valutarne l’avvenuta realizzazione.

Ciò che è certo, invece, è il cambio ai vertici dell’ufficio acquisti Ilva con sede a Milano: Bondi ha nominato Loris Spaltini e proviene dalla direzione acquisti della Fiat. È la seconda nomina fatta dalla nuova gestione ricorrendo all’esterno. A fine luglio infatti il commissario istituì un dipartimento per l’Autorizzazione integrata ambientale con 30 ingegneri chiamando a dirigerlo Erder Mingoli, già manager Lucchini: il super commissario si affida dunque ai suoi uomini più fidati.

Intanto a Taranto è scoppiata una nuova polemica. L’associazione Peacelink ha infatti diffuso una nota in cui rivela che gli esenti dal ticket sanitario col codice «048» per neoplasie (cioè tumori), la cui validità è determinata in 5 anni, sarebbero 8.916. La ricerca però, come sottolineato anche da Arpa Puglia, non ha alcuna valenza scientifica perché non deriva da alcuna ricerca epidemiologica. Tra l’altro, a essere esentati possono essere anche pazienti per cui è stata riscontrata soltanto un’ipotesi di presenza di carcinoma e coloro i quali hanno superato positivamente la malattia . A tal proposito oggi l’Asl di Taranto diffonderà un comunicato per fare chiarezza sull’ennesimo allarme sanitario diffuso in città.