Il conto alla rovescia è partito, Conte ha pochissimo tempo per mettere a riparo la sua fragile maggioranza dalla mina giustizia. Non c’è solo la comunicazione del ministro Bonafede sull’andamento dell’anno giudiziario, attualmente prevista per mercoledì prossimo, c’è anche la prescrizione che torna di attualità a stretto giro. E con i renziani all’opposizione, i giallorossi non hanno più una maggioranza sulla giustizia. Soprattutto nelle commissioni.

Se, com’è assai probabile, Conte non sarà riuscito a trovare una nuova e stabile maggioranza nei prossimi cinque giorni, su Bonafede va messa subito una toppa. Il ministro è la bestia nera di Iv che nel corso del 2020 ha dovuto fare le capriole – tra astensioni, uscite dall’aula, ripensamenti difficili da spiegare – per non votargli contro e provocare anzitempo la crisi. Nella scorsa primavera Renzi si accontentò della promessa di una commissione di studio per non votare la sfiducia, commissione sulla prescrizione mai più vista. Questa volta, ormai all’opposizione, Italia viva ha detto subito che voterà contro la relazione di Bonafede. Il ministro ha obiettato che nessuno l’ha ancora letta, ma l’annuncio di Renzi non è così scandaloso, dal momento che si tratta di una relazione sul modo in cui è stata amministrata la giustizia nell’anno appena trascorso. In via Arenula si studia un modo per venirne fuori, al senato la maggioranza rischia seriamente di andare sotto. «Non credo che Nencini possa votare per Bonafede», ha detto ieri Casini. Due sono le strade per aggirare il problema. La prima: il governo potrebbe rimettersi all’aula sulle risoluzioni, in modo tale da non essere formalmente battuto. Ma sarebbe una soluzione solo formalmente corretta, il peso politico di una bocciatura del ministro sarebbe enorme. La seconda strada è ormai un classico: si potrebbe rinviare il problema. La legge del 2005 che ha introdotto la relazione del Guardasigilli alle camere, infatti, prevede che questa debba essere fatta entro venti giorni dall’inaugurazione dell’anno giudiziario. Che quest’anno si apre in Cassazione il 29 gennaio. Il governo può quindi decidere di spostare in avanti l’ostacolo, in attesa di (provare a) consolidare la maggioranza.

Sfortunatamente, c’è un altro sgambetto in agguato e ha a che fare di nuovo con la prescrizione. Giovedì prossimo, alla camera, si chiude il termine per la presentazione degli emendamenti al decreto Milleproroghe e il deputato di Azione +Europa Enrico Costa ne presenterà più di uno per abolire la riforma Bonafede, in vigore ormai da un anno. Si tratta di quella norma che cancella il decorso della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, norma contestata tanto dai giuristi quanto dagli avvocati penalisti. Sgraditissima a Iv, è contestata anche dal Pd: la vecchia maggioranza si era infatti accordata con i 5 Stelle per una riduzione del danno conosciuta come «lodo Conte bis», dove il Conte è Federico, deputato di Leu. Il tema, con i nuovi equilibri pericolosi per Conte, Giuseppe, si riproporrà certamente quando, prima o poi, ripartiranno i lavori in commissione giustizia a Montecitorio sul disegno di legge delega di riforma del processo penale. Ma intanto c’è il decreto Milleproroghe in arrivo, in prima commissione sempre alla camera. Costa, con l’altro deputato di +Europa Magi, tra gli emendamenti anti riforma della prescrizione presenterà anche la vecchia proposta della deputata renziana Annibali, in modo da attirare ulteriormente Iv, se ce ne fosse bisogno. L’emendamento sulla prescrizione era già stato presentato l’anno scorso nello stesso provvedimento ed era stato dichiarato ammissibile. Trattandosi di un decreto legge, non è possibile in questo caso un rinvio del problema. In commissione giustizia i giallorossi non hanno più la maggioranza.