«La mia frase non poteva destare equivoci. Quando ho detto che gli innocenti non vanno in carcere mi riferivo a coloro che vengono assolti». L’ennesima gaffe del ministro della giustizia Bonafede – «ma non sono gaffe, sbaglia per incompetenza», dice il deputato di Forza Italia Sisto – è consultabile online (giovedì era a Otto e mezzo su La7). Ma la spiegazione che il ministro ha dato ieri probabilmente è ancora più stupefacente. Voleva dire, insomma, che gli innocenti assolti non vanno in carcere. Non era Bonafede, era Lapalisse.

In realtà Bonafede ha detto per due volte in televisione che «gli innocenti non finiscono in carcere», prima di dover smentire se stesso. Era già successo, recentemente, quando sempre in tv aveva spiegato che «quando in un reato non si riesce a dimostrare il dolo e quindi diventa un reato colposo ha termini di prescrizione molto più bassi». Anche in quel caso si era giustificato, spiegando che aveva un po’ semplificato i concetti per farsi capire dai non addetti ai lavori. Bonafede è avvocato. Ieri intanto Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno chiesto le dimissioni del ministro. Ma l’imbarazzo per questo nuovo scivolone ha coinvolto anche la maggioranza.

Soprattutto il Pd, anche perché in questi stessi giorni il partito deve tenere a freno la sua contrarietà alla riforma della prescrizione, per non essere costretto a votare con le opposizioni. «Suggerisco a Bonafede di leggere la Costituzione sulla quale ha giurato, evidentemente senza averla nemmeno aperta. E di correggere subito questa sciocchezza», ha scritto Matteo Orfini. «No caro ministro – ha detto invece Andrea Orlando, più sorvegliato ma ugualmente critico – in galera purtroppo possono finirci anche gli innocenti. Per questo la nostra Costituzione prevede la possibilità di ricorrere in Cassazione contro ogni provvedimento, tre gradi di giudizio e la possibilità di revisionare i processi». Mentre Italia viva affonda il colpo: «Stracciate la Costituzione, il codice penale, le sentenze di risarcimento per migliaia di ingiuste detenzioni e vedrete da dove nasce la cultura politica di Bonafede. Così è più chiaro perché ci opponiamo al blocco della prescrizione?», scrive Gennaro Migliore.

La sfortuna di Bonafede è che martedì prossimo, quindi subito dopo le elezioni regionali, lo aspetta l’aula della camera dove dovrà leggere la sua annuale relazione sulla giustizia. Mentre il giorno prima, per evitare di dividersi come è giù successo in commissione, la maggioranza potrebbe provare a rimandare in commissione il disegno di legge di Forza Italia che cancella la riforma della prescrizione, voluta dal ministro.