Partecipa ad una conferenza stampa mattutina e rifiuta di parlare di politica rinviando i cronisti ad una seconda conferenza stampa nel primo pomeriggio. E in quella si arrabbia non poco quando, come ovvio, tutti gli chiedono subito delle regionali dell’Umbria. «Questa conferenza è sul giro d’Italia in Emilia-Romagna, o mi fate una domanda su quello o vi mando tutti fuori e abbiamo finito». È nervoso Stefano Bonaccini, governatore dem dell’Emilia-Romagna in cerca di un bis e sottoposto fino a ieri ad una tortura cinese che si poteva riassumere in una sola domanda: se le condizioni l’avessero richiesto sarebbe stato disposto a farsi da parte per lasciare spazio ad un altro candidato? Ora il problema è diverso, e il tema è la sopravvivenza: dopo il tonfo dell’alleanza Pd-M5S alle regionali umbre di domenica il rischio è che a gennaio, quando si voterà in Emilia-Romagna, le cose non vadano molto diversamente. «La sfida in Emilia-Romagna era e resta apertissima», scrive su facebook Bonaccini, ammettendo implicitamente per la prima volta che la sconfitta è una possibilità concretissima.

«Quella in Umbria è stata una sconfitta sonora e pesante – spiega Bonaccini ai cronisti una volta ritrovata la calma – ma le condizioni lì erano molto differenti da quelle dell’Emilia-Romagna. Qui la regione ha raggiunto primati importanti su tanti campi». La linea è sempre quella del buongoverno e della sua candidatura saldamente in campo, a cui ora si aggiunge l’appello a tutti coloro che vogliono fermare le destre. Segno che la batosta umbra ha fatto molto male, e che i sondaggi che girano da tempo in regione – e che danno Stefano Bonaccini in vantaggio sulla candidata leghista Lucia Borgonzoni – sono da prendere con le molle perché la campagna elettorale di Matteo Salvini non è ancora iniziata.

Per intanto c’è l’appello del governatore. «Dobbiamo chiamare alla mobilitazione tutti coloro che vogliono garantire a questa regione un governo di tipo riformista e progressista, per non chiuderci in un sovranismo che sta prevalendo in maniera forte». L’appello non è più solo al Movimento 5 Stelle per una complicata ipotesi di alleanza che Luigi Di Maio sembra per altro voler soffocare sul nascere. Bonaccini parla ormai anche alla sua sinistra, vitale per il Pd che si misurerà all’ultimo voto con la Lega. E così i voti dei Verdi saranno fondamentali, così come gli zero virgola di socialisti e repubblicani. Tanto più decisive saranno le energie civiche e politiche che si stanno radunando attorno ad Art.1, l’area dell’ex europarlamentare Elly Schlein, Sinistra Italiana, ed èViva. Sigle pronte ad un progetto comune per coprire l’ala sinistra di Bonaccini in cambio di discontinuità sui programmi.

Sono da leggersi in questo senso le dichiarazioni di Lanfranco De Franco, segretario regionale di Art.1 che commenta l’appello anti-sovranista di Bonaccini. «L’Umbria ci insegna che non bastano le sante alleanze contro i barbari ma serve mettere in campo progetti nuovi e idee, e anche un po’ di umiltà. Se un cittadino dell’Appennino reggiano ti ha tolto il voto perché gli hai chiuso i servizi, dirgli che deve tornare da te perché altrimenti vince la Lega è una strategia che non funziona più».