L’Egitto non arretra: da venerdì, quando un commando islamista ha ucciso 29 copti vicino alla città egiziana di El-Minya, Il Cairo ha bombardato per tre volte Derna, città libica controllata in parte dagli islamisti del Consiglio della Shura dei mujahideen e in parte dal rivale esercito del generale Haftar.

L’obiettivo ufficiale è la rappresaglia, quello ufficioso è aiutare Haftar ad assumere il controllo totale di Derna. Ieri i nuovi raid avrebbero provocato morti e feriti, ma dati precisi non sono stati divulgati.

Intervistato da Agenzia Nova, Hafez al Dabia – leader locale del Consiglio della Shura – ha detto che i «i caccia che riteniamo essere egiziani hanno colpito l’entrata occidentale e quella meridionale della città e la zona di al Dahr al Hamra».

Se venerdì, dopo il primo raid, il governo di unità nazionale (Gna) di Tripoli aveva condannato l’operazione egiziana (definendola «un oltraggio»), sostegno al Cairo arriva dal suo alleato, il parlamento “ribelle” di Tobruk: sosteniamo «pienamente» i raid, ha detto il portavoce Abdallah Bilhaq, ammettendo che sono stati coordinati con Haftar.

Approvazione giunge anche da Mosca (direttamente dal ministro degli Esteri Lavrov, ieri al Cairo), impegnata nel caos libico prima come sponsor di Tobruk e ora proponendosi come «mediatore» tra Haftar e il premier di unità al-Sarraj.

A Tripoli, intanto, è tornata la calma dopo giorni di scontri tra le forze governative e le milizie legate al generale Ghwell, protagonista di frequenti assalti contro il Gna volti a imporsi come partner ad un futuro tavolo politico. Le milizie filo-Gna hanno riassunto il controllo della capitale e gli uomini di Ghwell si sono ritirati a Misurata.