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Bombe a sud di Odessa. Rappresaglia russa per l’Isola dei Serpenti

Bombe a sud di Odessa. Rappresaglia russa per l’Isola dei SerpentiUno degli edifici colpiti a Sergiivka – Ap

Il limite ignoto Dopo la ritirata dal luogo cruciale per l’Ucraina, le truppe di Mosca colpiscono un palazzo a Sergiivka: morte 21 persone, 40 i feriti

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 2 luglio 2022

Il “gesto di buona volontà” del Cremlino, ovvero la decisione di ritirarsi dall’Isola dei Serpenti, è costato la vita a 21 morti, tra cui un bambino di 12 anni, e oltre 40 feriti. Inoltre, meno di 24 ore dopo, i russi sembrano averci ripensato e hanno bombardato l’isola. Secondo il comandante in capo delle forze ucraine, Valerii Zaluzhnyy, si tratterebbe addirittura di bombe al fosforo. Ma andiamo con ordine. Nella notte tra giovedì e venerdì tre missili Kh22 lanciati da caccia russi in territorio sconosciuto hanno colpito un palazzo di nove piani e una struttura turistica nel villaggio di Sergiivka, 50 chilometri a sud di Odessa.

«GLI OCCUPANTI non possono vincere sul campo di battaglia, quindi, ricorrono a vili uccisioni di civili», ha dichiarato Ivan Bakanov, capo del servizio di sicurezza ucraino, l’Sbu. «Dopo che il nemico è stato scacciato dall’Isola dei Serpenti, ha deciso di rispondere con il cinico bombardamento di obiettivi civili». Stavolta è difficile definire le parole della parte ucraina come faziose, il tempismo è troppo evidente per non farci credere che siamo di fronte alla più classica delle rappresaglie.

IL GOVERNATORE militare della regione di Odessa, Sergiy Bratchuck, ha definito l’attacco un «atto terroristico» e ha poi sottolineato che «i missili che hanno colpito Sergiivka hanno una velocità e una potenza tali che la nostra contraerea non sempre riesce a individuarli e a neutralizzarli per tempo; pertanto, oggi ai nostri alleati non chiediamo solo sistemi di difesa contraerea ma anche antimissilistica, quelli che ci servivano ieri». L’Isola dei Serpenti era stata occupata durante i primi giorni di guerra con l’obiettivo di essere usata come base per l’assalto a Odessa, quartier generale della marina militare ucraina e principale porto del Paese, oltre che come postazione di lancio per insidiare le zone costiere meridionali. La presunta resistenza di un manipolo di marinai ucraini, che alla nave russa che gli ordinava di arrendersi avevano risposto con un «vaffanculo» ne aveva fatto un simbolo della resistenza ucraina.

IL RITIRO DEI RUSSI, come afferma Oleg Zhdanov, un analista militare ucraino indipendente, ha un «significato psicologico colossale» per l’Ucraina. Le forze di Kiev l’hanno bersagliata senza sosta nelle ultime due settimane fino a quando, giovedì, lo Stato Maggiore russo aveva deciso di dare l’ordine di ritirata. Poche ore dopo, proprio sulla costa che quell’isola minacciava, i missili russi hanno fatto strage.
Il ministero della difesa russo ha risposto che l’edificio rappresentava un obiettivo militare. «Oggi con la nostra aviazione operativo-tattica, le forze missilistiche e l’artiglieria» si legge in una nota ufficiale, «abbiamo colpito 32 posti di comando delle forze armate ucraine e una stazione radar, per il rilevamento di bersagli aerei, nella zona di Katranka vicino a Sergiivka». Il portavoce del Cremlino, Dimitry Peskov, ha invece citato le parole di Putin: «Voglio ricordarvi ancora una volta le parole del presidente: ‘le forze armate della Federazione Russa durante l’operazione speciale non stanno colpendo obiettivi e infrastrutture civili».

FINO ALLA SCORSA settimana gli attacchi missilistici agli obiettivi civili non erano stati frequenti. A parte il teatro di Mariupol se ne ricordano pochi altri. Sembrava che l’attenzione del Cremlino fosse concentrata quasi esclusivamente sulla conquista dei territori del Donbass. Tuttavia, dopo settimane di relativa tranquillità, domenica scorsa i missili russi hanno colpito la regione di Kiev, lunedì è stata la volta del centro commerciale di Kremenchuk e dei civili in fila per l’acqua a Lysychansk. E ieri è toccato al sud.
Dove le bocche da fuoco non tacciono mai è a Mykolayiv. Qui negli ultimi due giorni si sono moltiplicate le segnalazioni di bombardamenti effettuati con bombe a grappolo e il bilancio dell’attacco del 29 giugno a un edificio residenziale è salito a 8 vittime con un corpo scoperto ieri sotto una scalinata crollata. Ieri, altri due missili sono stati lanciati contro la città portuale e, sebbene uno sia stato distrutto in aria dalla contraerea, l’altro ha centrato una fabbrica ferendo 38 persone.

UNA DELLE FIGURE che ha l’autorità, riconosciuta a livello internazionale, per indagare in questi casi è il “difensore civico” dell’Onu. Il 31 maggio il parlamento ucraino aveva licenziato Lyudmyla Denisova in seguito alle proteste di alcuni giornalisti e politici ucraini rispetto al suo operato e alle sue dichiarazioni sugli «stupri di guerra». In realtà c’è chi dice che ai vertici del governo Denisova non godesse più di particolari simpatie a causa del suo operato giudicato inappropriato. Ieri la Verkhovna Rada (il parlamento ucraino) ha nomina Dmytro Lubinets, già membro dell’assemblea in qualità di capo della commissione parlamentare per i diritti umani, nuovo difensore civico dell’Ucraina. Lo aspetta un lavoro estremamente delicato, soprattutto in una fase della guerra come quella che stiamo attraversando.

Intanto, in un altro territorio occupato dall’esercito di Mosca all’inizio della guerra, ovvero la regione di Kherson, prosegue la “russizzazione” come la definiscono gli ucraini. Dopo l’annuncio del ritorno del referendum per l’annessione alla Russia e le voci della coscrizione militare, ieri i media russi hanno diffuso dei video che mostrano una filiale della banca statale russa Promsvyazbank dove i clienti ritirano rubli proprio nel centro città.

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