Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil, lei lunedì sera ha definito «foresta di Sherwood al contrario» le modifiche alle aliquote Irpef decise da governo e maggioranza. Chi è lo sceriffo di Nottingham?
La favola di Robin Hood ha tanti personaggi. C’è anche Fra Tuck che ha la passione per l’alcool. Diciamo che per personificare aspettiamo le decisioni definitive ma di sicuro il ministro Franco al momento non è Robin Hood perché non ci ha ascoltato. Il problema è molto semplice: 25 milioni di lavoratori e pensionati che hanno redditi annuali a fra zero e 25 mila euro rischiano di non trarre alcun vantaggio dalla modifica delle aliquote o al massimo le stesse di un super manager da 200 mila euro l’anno, mentre benefici maggiori li avrà chi ha un reddito fra 70 e 100 mila euro annui. Noi diciamo che è inaccettabile anche perché i redditi bassi sono in gran parte coloro che hanno tenuto in piedi il paese durante la pandemia: infermieri, rider, lavoratori della logistica, commesse part time. Noi chiedevamo semplicemente di aumentare il loro potere d’acquisto attraverso un taglio del cuneo fiscale. E invece premiano i ricchi senza neanche ascoltare la Banca d’Italia che appoggia le nostre richieste perché intervenendo sull’Irpef si favoriscono anche i redditi non da lavoro.

Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil

Il ministro Franco sostiene che tramite le detrazioni alla fine 6,3 miliardi degli 8 totali andranno ai redditi medio bassi.
Devo dire che è stato difficile riuscire a seguire il ragionamento del ministro Franco senza uno straccio di documento e foglio scritto. Ci ha trattato come fossimo scolari che prendevano appunti durante la lezione del professore di matematica. Un metodo poco corretto e che di certo non ha rispettato il confronto promesso. Ha dato alcuni numeri senza contestualizzarli e spiegarli. Difficile credergli.

Franco però deve difendere un accordo con tutte le forze di maggioranza, anche quelle a voi più vicine come Pd e Leu, che ha impiegato settimane per trovare. Come pensavate di poterlo cambiare?
Il presidente Draghi ci chiese di convincerlo che tutti gli 8 miliardi del bonus fiscale dovevano andare a lavoratori e pensionati e noi gli dimostrammo che finora ben 170 miliardi erano andati alle imprese, anche quelle come Gkn e Whirlpool che hanno delocalizzato licenziando con un sms. Concludemmo l’incontro con lui che disse che avrebbe ascoltato tutti e poi deciso e nel frattempo il confronto andava avanti con i ministri competenti, a partire da Franco. Il primo confronto è andato male, ora speriamo nei prossimi.

Non pensa che l’unico modo per ottenere cambiamenti sia una mobilitazione più forte, arrivando allo sciopero generale?
La nostra mobilitazione è in corso ed è lunga proprio per accompagnare il cammino della legge di bilancio. Detto questo, la parola sciopero non è di certo uscita dal nostro vocabolario ma come strumento e non come fine a se stante. È chiaro che se non otterremo risposte e miglioramenti la mobilitazione cambierà di passo, senza escludere lo sciopero generale.

Il vostro rapporto con Draghi in questi mesi ha attraversato fasi altalenanti: accordi inaspettati da una parte, forti divisioni e anche scontri dall’altro. Non teme che con l’avvicinarsi dell’elezione del presidente della Repubblica – proprio rispondendo a lei Draghi fece capire che sarebbe rimasto premier – il governo sarà sempre più rigido e diviso?
Con il presidente Draghi e il suo governo abbiamo firmato accordi importanti come quelli sulla sicurezza sul lavoro, sulla pubblica amministrazione, sulla scuola in cui è stato riconosciuto il nostro ruolo e sono state riprese nostre proposte. In altri casi invece le promesse di interventi sono state completamente disattese, penso al decreto Delocalizzazioni che evidentemente giace in qualche corridoio del Mise da agosto. Noi però continuiamo cocciutamente a fare il nostro mestiere: proporre, chiedere modifiche e lottare perché alla fine vengano attuate. Sulle pensioni ad esempio abbiamo ottenuto due tavoli – uno per cambiare le poche misure in legge di bilancio e uno da dicembre di cambiamento strutturale della Fornero – che non sono ancora stati convocati. È ovvio che le persone che rappresentiamo, i lavoratori e pensionati che incontriamo nelle assemblee in queste settimane, stanno perdendo la pazienza. Speriamo che il governo ne sia cosciente: a loro deve risposte precise.

La sua segreteria alla Uil si sta caratterizzando per iniziative innovative. Dopo la campagna «Zero morti sul lavoro», domani alle 11 ani parte dal teatro di Tor Bella Monaca a Roma «Terzo millennio», una piattaforma per che mette assieme giovani, innovazione, periferie e inclusione.
Per rappresentare il crescente disagio sociale vogliamo lanciare una piattaforma che permetta di avvicinare al sindacato anche i giovani delle periferie, dei territori dimenticati per dare loro voce: dove non arrivano le nostre sedi fisiche può arrivare la tecnologia. Dimostrando così che anche il sindacato sa innovaree aprirsi alla società.