Gordon Sondland, ambasciatore Usa presso l’Ue, ha reso una testimonianza esplosiva al Comitato di Intelligence della Camera durante la sua udienza pubblica sull’impeachment, ancora in corso mentre scriviamo. Già nella dichiarazione di apertura, Sondland ha coinvolto direttamente Trump e i principali membri della sua amministrazione, incluso il vicepresidente Mike Pence e il segretario di Stato Mike Pompeo, riguardo la campagna di pressione sull’Ucraina voluta da The Donald per danneggiare Joe Biden.

La deposizione di Sondland è stata un fuoco di fila di accuse: sì, c’è stata una richiesta di quid pro quo con l’Ucraina, uno scambio di favori voluto da Trump per agevolare la sua campagna elettorale; sì, ne erano a conoscenza tutti.

A dirigere la campagna di pressione sull’Ucraina era Trump in persona con l’aiuto del suo avvocato personale Rudy Giuliani con cui nessuno voleva avere a che fare. Ma non c’era molta scelta, ha spiegato Sondland: «Non volevamo lavorare con Giuliani ma giocavamo la mano che ci era stata data. Capivamo tutti che se avessimo rifiutato di lavorare con Giuliani, avremmo perso un’occasione molto importante. Quindi eseguivamo gli ordini del presidente».

Sondland, con un’ allegria rilassata difficile da decodificare, ha sempre parlato al plurale sottolineando che «c’erano dentro tutti». Il primo a distaccarsi è stato Pence, attraverso il capo del suo staff: «Il vicepresidente non ha mai avuto una conversazione con Gordon Sondland sulle indagini su Biden, Burisma o sul rilascio condizionale di aiuti finanziari in Ucraina sulla base di potenziali indagini».

 

 

Mentre Sondland continuava a dare dettagli, si è espresso anche Trump. Incontrando i giornalisti prima di prendere l’aereo per un evento in Texas, ha tagliato corto sostenendo di conoscere a malapena Sondland. Ha poi letto appunti scritti a mano che, fotografati da uno dei giornalisti, hanno fatto il giro del web. In quelle note è riassunta, in stampatello, la linea di difesa di Trump: alla domanda diretta di Sondland su cosa volesse dall’Ucraina The Donald avrebbe risposto «Niente». Questo per Trump basta a scagionarlo.

In realtà sembra confermare ciò che aveva detto di lui il suo ex avvocato personale, Michael Cohen, ora in galera, nella sua testimonianza al processo per uso illecito di fondi elettorali: «Trump non dice mai niente direttamente, parla solo in codice».

La testimonianza di Sondland è stata così distruttiva che Ken Starr, giornalista dell’emittente di destra Fox News in diretta tv ha dichiarato: «È finita. Ora sappiamo che il presidente è effettivamente colpevole di corruzione. Penso che gli articoli di impeachment siano già redatti».