Urne aperte oggi in Trentino-Südtirol per rinnovare i 70 seggi delle due Province Autonome che compongono la Regione a statuto speciale. Dalle 7 alle 21, con due sistemi di voto differenti, gli elettori decideranno chi governerà a Trento e Bolzano da qui al 2023; scegliendo anzitutto se contribuire al boom della Lega di Matteo Salvini a Trento, oppure al crollo della Svp che a Bolzano è assediata a destra dai separatisti e a sinistra (esattamente come la Csu a Monaco) dall’alternativa social-ecologista. In ogni caso, per la prima volta, la conta delle schede verrà resa pubblica poche ore dopo la chiusura dei seggi.

ALL’ANAGRAFE MULTIETNICA sono 106.951 i sudtirolesi chiamati a sancire pure la propria «appartenenza linguistica». Nell’ultimo censimento in Alto Adige la maggioranza risultava sempre di madrelingua tedesca con il 69,4%, mentre la minoranza italiana corrispondeva al 26% e la ladina al 4,5%. Secondo i calcoli Eurostat del 2016, nella provincia autonoma vivono tutt’ora i cittadini più ricchi d’Italia con 42.600 euro pro capite.

Tutto «speciale» a Bozen, anche perché vige – e viene fatta rispettare – la «Schutzmachtfunktion» che stabilisce come fin dal 1946 l’Austria sia ufficialmente «potenza tutrice» dell’Alto Adige. Al punto che oggi il governo di Vienna pianifica il doppio passaporto per i residenti di lingua tedesca e ladina. Già pronto il disegno di legge che consente la doppia cittadinanza con tanto d’iscrizione al registro elettorale della vicina Innsbruck. Con il passaporto bianco-rosso i cittadini della provincia di Bolzano potranno votare per il Nationalrat (il Parlamento austriaco) e anche per i deputati dell’Europarlamento. Costo del documento: 660 euro, ma in compenso nessun accesso al welfare locale.

PROPRIO SUL DOPPIO passaporto è scivolata la campagna elettorale dei Freiheitlichen, il partito secessionista fondato da Eva Klotz che lo scorso 9 aprile è stata condannata a 3.000 euro di multa per vilipendio al tricolore italiano. Sono una spina nel fianco al monopolio della Sudtiroler Volkspartei anche perché connessi con la destra austriaca Fpö che ha «prestato» Norbert Hofer (attuale ministro dei trasporti, dopo esser stato candidato alle presidenziali): «Il doppio passaporto non toglie nulla all’Italia e dà qualcosa in più ai sudtirolesi» ha scandito, incurante della tensione diplomatica fra Roma e Vienna.

A BOLZANO SULLA SCHEDA per il nuovo Consiglio sono stampati 14 simboli con 419 candidati. La Svp riparte dagli attuali 17 seggi su 35 ma rischia di replicare il clamoroso tonfo della Csu a Monaco. Ha incassato il sostegno del cancelliere austriaco Sebastian Kurz, e ricandida il presidente uscente Arno Kompatscher, 47 anni, sposato con sette figli: 81 mila preferenze personali nel 2013.
Gli italiani replicano con il nazionalismo di Alessandro Urzì (Fratelli d’Italia) e il neofascismo di Casa Pound che schiera il consigliere comunale Andrea Bonazza.

Poi c’è la lista Team Köllensperger che candida ex esponenti del Movimento 5 Stelle e della Svp insieme a Petra Priller della Caritas. La Lega sbandiera (con tanto di errore grammaticale) lo slogan «Sudtirol den Sudtirolen» mentre esclude dalla lista Kurt Pancheri, classe 1948, salito sul Carroccio ai tempi di Umberto Bossi, attuale capogruppo in Comune. A Bolzano il Pd si affida al giovane Christian Tommasini, vicepresidente della Provincia, che però sconta l’esodo dei dirigenti e amministratori locali all’epoca della candidatura di Maria Elena Boschi.

A TRENTO, IN PARALLELO, si dà invece per scontata la replica del trionfo leghista dello scorso 4 marzo. Centrodestra compatto con Foraza Italia, Fdi e perfino Udc più le civiche autonomiste a sostegno del candidato presidente Maurizio Fugatti, commercialista di Verona trasferito ad Avio, segretario della Lega dal 2005.

In lizza altri dieci aspiranti, tra cui il Pd che ha faticato perfino a riempire la lista, mentre la coalizione si è ristretta a Unione per il Trentino e Futura-2018, il movimento che si riconosce in Paolo Ghezzi. Tocca a Giorgio Tonini la candidatura di bandiera: 59 anni, sette figli, un passato nella Cisl e come vicepresidente della Fondazione Italia-Usa, poi per 17 anni di fila a palazzo Madama.

Urne pericolose anche per il Patt, gli autonomisti di Ugo Rossi: si è visto bocciare un po’ da tutti dopo cinque anni di «centrosinistra alla trentina». In città resta emblematico, soprattutto, il bando irrisolto del nuovo ospedale (da 300 milioni di euro).

A SINISTRA CI SARANNO il simbolo di Liberi e uguali (senza Mdp) con i candidati in rigido ordine alfabetico e L’Altro Trentino con capilista Giuliano Pantano e Daniela Aldrighetti in appoggio alla candidata presidente Antonella Valer in nome dell’alternativa senza compromessi.
Infine, il Movimento 5 Stelle, che ha scelto con largo anticipo Filippo Degasperi: a Trento aveva raccolto il 22,4% alle Politiche: terzo partito dietro a Pd e Lega. Alle Comunali 2015 valeva l’8%, cioè tre consiglieri eletti.