Hanno fatto… centro, in separata sede, senza tanti scrupoli. Si sono accordati al Park Laurin, hotel a quattro stelle, con tanto di giunta abbozzata. L’intesa Pd-Svp è resuscitata proprio alla vigilia del ballottaggio di domenica. Non resta che attendere la ratifica dell’elezione a sindaco di Renzo Caramaschi, 70 anni, già city manager per due lustri, membro del cda dell’Istituto per l’edilizia sociale della Provincia autonoma, che due mesi fa aveva vinto le primarie di coalizione di stretta misura: 762 preferenze contro le 726 dell’ex assessore alla cultura Sandro Repetto.

Mario Tagnin, 47 anni, espressione “civica” del centrodestra monopolizzato dalla Lega Nord e senza più consiglieri di Forza Italia, al primo turno era rimasto staccato di appena 1.688 voti. Ma nella sfida decisiva non avrà nemmeno il sostegno di Giorgio Holzmann, l’uomo della destra bolzanina: «Se fossi in lui, mi ritirerei. Non ha i numeri per amministrare. Con soli 9 seggi in consiglio, ammesso che vincesse, non farebbe altro che riconsegnare la città al commissariamento». Sulla carta, Tagnin potrebbe calamitare una parte dei 4.927 voti del M5S e dei 2.650 di Casa Pound. Tuttavia non basterebbero comunque a pareggiare i 6.825 elettori della Svp chiamati a sostenere l’avversario. Dunque, giochi chiusi in partenza.

Così Bolzano si prepara alla «nuova stagione» frutto dell’ultra-centrismo democrat e dell’autonomismo regio-tirolese. Sarà un’amministrazione sussidiaria alle vecchie lobby, agli interessi urbanistici, al flusso di risorse europee. Politicamente, la Große Koalition di Bolzano si dimostra ancora più drastica rispetto a Vienna e Berlino. È l’orizzonte cristiano-popolare nella versione bilinguistica, autosufficiente con vocazione maggioritaria, popolare con la stella alpina al centro del tricolore renziano.

Un patto di ferro. Oltre il ballottaggio. Il Pd taglia i ponti non solo con la sinistra rimasta fuori dall’aula del Comune, ma anche con i Verdi (3.424 voti, cioè l’8% che vale 4 consiglieri) che non dimenticano la lezione di Alex Langer.

Per di più il compromesso con la Svp rischia di alimentare l’alternativa propagandistica di Casa Pound (passata da uno a tre consiglieri) che già ha fatto breccia nei quartieri “italiani”.

Sull’altro fronte, però, non va meglio. Norbert Hofer – che sempre domenica dà l’assalto nelle urne alla presidenza dell’Austria – soffia sul fuoco rispolverando il Los von Rom, caro agli Schützen tirolesi, ma per via referendaria. Di più: «Noi austriaci possiamo concedere la doppia cittadinanza agli altoatesini. Se la vice sindaca di Vienna (l’austro-greca Maria Vassilakou, ndr) ha la doppia cittadinanza, allora questa possibilità dovrebbe essere offerta anche agli altoatesini» promette dagli schermi della tv di stato austriaca il candidato della destra irriducibile.

Così Bolzano si ritrova con un occhio sul municipio e l’altro alla frontiera del Brennero. Al di là del ballottaggio, il futuro della città passa per forza dal confine europeo aperto: merci e turismo, insieme a progetti come quello più che discutibile del miliardario austriaco René Benko pronto a “rigenerare” l’area d’oro nel cuore di Bolzano.

Proprio sull’urbanistica sembrano in sintonia Cremaschi e la Svp, che ha preteso la fine di ogni dialogo con i Verdi. L’Obmann della stella alpina Dieter Steger aveva prospettato tre opzioni: mani libere, apparentamento con il candidato Pd o appoggio soft. A maggioranza è scaturita la scelta di affiancare sulla scheda il simbolo Svp a quelli del Pd e della Civica Cremaschi. Con il rinforzo programmatico: «Riforma dell’apparato burocratico e del consiglio comunale, sicurezza e valorizzazione delle associazioni nel sociale». Così in un paio d’ore nell’hotel Laurin si è perfezionata l’intesa con la delegazione democrat composta da Liliana Di Fede, Carlo Costa, Mauro Randi, Sandro Repetto e Nadia Mazzardis. E dal Nazareno non è mancato il pressing dello stato maggiore per radicare a Bolzano il patto politico con la Svp siglato nelle Politiche 2013.

Norbert Lantschner, leader di Verdi-Projket Bozen, tuona: «Abbiamo aperto la porta, ma Cremaschi e il Pd non ci hanno neppure ascoltati». Del resto, i “centristi bilingue” stavano già calcolando la forza di maggioranza in aula. Ai 9 Pd più 2 della Civica Cremaschi si sommano gli 8 consiglieri Svp, ma è acquisito anche il sostegno dei 2 esponenti della lista di Angelo Gennaccaro e si immagina perfino l’appoggio dei 2 rappresentanti di Alleanza per Bolzano. Così sulla carta la nuova giunta è già pronta: Sandro Repetto (recordman di preferenze con 1.314) e Monica Franch per il Pd; Christoph Baur e Luis Walcher della Svp; Angelo Gennaccaro e una assessora “esterna”.