Il vero, labile, occulto confine qui è fra l’autonomia sbandierata e il sistema a senso unico. All’ombra delle Dolomiti si sta consumando una catastrofe senza precedenti: l’ingovernabilità. E in riva all’Isarco tramonta l’isola felice di Silvius Magnago, dal 1957 al 1991 «padre della patria» per chi ha la stella alpina nel cuore.

Emblematica la catena umana al Brennero tesa a scongiurare la chiusura della frontiera con l’Austria. In mezzo ai 200 manifestanti a meno 5 gradi spiccava il governatore Ugo Rossi, leader del Paat che ha scelto il Pd, nonostante in Trentino mezzo partito preferisca la linea di Vienna e la trincea dell’autonomia da Roma. Peccato che giusto il giorno dopo il Tirolo s’è immedesimato nei labari bianco-rossi: ricordano il protomartire Andreas Hofer, giustiziato a Mantova dai francesi il 20 febbraio 1810. L’ex governatore Luis Durnwalder ha tenuto, a Caldaro, la commemorazione ufficiale nel solco dell’identità non negoziabile.

È la crisi del modello di autonomia sussidiaria italo-tirolese. A Bolzano e provincia si reggeva sul patto stretto dal Pd più o meno renziano con la Südtiroler Volkspartei del dopo-Berlusconi. Ma il sindaco Luigi Spagnolli (al terzo mandato consecutivo) ha ballato l’ultima estate sul filo del rasoio con 23 voti su 45 in aula, fino alle dimissioni rassegnate il 24 settembre. E in tutte le vallate l’Edelweiss sfiorisce: non solo in percentuale di consensi, ma soprattutto per il clamore di Laives, dove si è insediato il sindaco leghista Christian Bianchi grazie all’appoggio dei consiglieri M5S.

E a Bolzano si torna alle urne già a maggio. Ma domenica 6 marzo scatta il primo verdetto politico con le primarie del centrosinistra, per altro già orfano dei Verdi e della lista «A sinistra per Bolzano». Ben tre aspiranti sindaco e una sola donna inseguono l’investitura diretta: altro sintomo dell’ingovernabilità. Si è candidato Alessandro Huber, classe 1987, filosofo “precario della conoscenza” e presidente nazionale dell’associazione di promozione sociale Deina. In lizza c’è anche Sandro Repetto, ex assessore alla cultura e poi al patrimonio, con la vocazione professionale all’immobiliarismo e al marketing. La sorpresa potrebbe arrivare da Renzo Caramaschi, direttore generale del Comune per 10 anni, organizzatore di eventi e membro del Cda dell’Istituto per l’edilizia sociale della Provincia autonoma. Il tocco “rosa” viene incarnato da Cristina Zanella, medico, un passato nell’IdV e già candidata alle primarie di Merano.

E anche sulle Comunali 2016 si allunga lo spettro del faraonico progetto nel cuore della città. È quello del miliardario austriaco René Benko, che annunciava 200 milioni di investimento con mille posti di lavoro e nell’estate 2013 otteneva una legge ad hoc dalla Provincia per spianare la strada alla «rigenerazione» del quadrante urbanistico di 32 mila metri quadri.

All’immancabile centro commerciale fanno da contorno residenze di super-pregio e uffici direzionali fino al terminal dei bus e all’hotel Alpi. Il “progetto Benko” è ormai il termometro della politica locale e, di fatto, anche le primarie saranno un referendum.

Intanto Bolzano finisce sotto i riflettori. La Guardia di finanza ha raccolto un faldone di documenti, che hanno fatto scattare l’arresto di monsignor Patrizio Benvenuti, 64 anni, nato in Argentina e deus ex machina della Fondazione Kepha. L’accusa è di truffa per 30 milioni di euro e dalla documentazione affiorano legami ad ampio spettro. Lo statuto della Fondazione (articolo 3) prevede che le somme conferite siano depositate allo Ior, la banca del Vaticano. D’altro canto l’articolo 12 vincola di diritto la presidenza della Fondazione per l’arcivescovo di Genova, cioè Angelo Bagnasco succeduto nel 2006 a Tarcisio Bertone.

Ma non basta. Il 20 gennaio 2015 il governatore di Bankitalia ha sanzionato con 103.500 euro Signum Finance Spa il braccio operativo della Fondazione che risulta avere la sede legale a Roma in via delle Quattro Fontane, 33. L’attività della Fondazione ha comportato altri uffici operativi: dal 1997 a Poppi (Arezzo), centro internazionale di formazione; dal 2008 a Selinunte (Trapani) con il campus archeologico museale; dal 2009 a Piombino (Livorno) con l’attività di formazione; dal 2007 la sede di rappresentanza a Bruxelles.

Monsignor Benvenuti, invece, dimostra di aver coltivato prestigiosi rapporti istituzionali. Nel 2005 la Fondazione riceve l’alto patrocinio del Quirinale, mentre due anni più tardi – grazie alla sua attività in Kosovo e nei Balcani al fianco delle missioni Nato – viene insignito del titolo di cavaliere della Repubblica dal presidente Napolitano. Inoltre, la Fondazione dal 2007 (codice 58498EYS) è stata accreditata dal Miur all’epoca affidato a Giuseppe Fioroni.

Lo scenario di Bolzano si conferma tutt’altro che idilliaco. La Cassa di risparmio (Sparkasse per quasi tutti) ha incassato il 22 gennaio un provvedimento della Consob nei confronti di 21 dirigenti e dipendenti nella vendita di prodotti finanziari con condotte «illecite e di non lieve gravità». E i conti della Cassa bolzanina non tornano, esattamente come in mezzo Nord Est: azioni che evaporano di valore più 231 milioni di perdite dichiarate nel bilancio 2014, sei volte il deficit dell’anno precedente.

Insomma, Bolzano è già implosa. Con una paradossale forma di “guerra” italo-tedesca che ruota intorno all’energia. La racconta il libro-inchiesta di Christoph Franceschini (SELfservice. Uno scandalo altoatesino, Raetia) tradotto da Silvia Fabbi: «Documenti di gara manipolati, concorrenti ricattati, consiglieri amministrativi ingannati, partecipazioni nascoste dietro società fiduciarie, affari intesi a creare un vantaggio economico per gli interessati. Non è più un caso isolato: è un sistema».

Appunto. L’autonomia di Bolzano che va in tilt fa davvero paura. Nei “circoli” locali dei poteri inossidabili, come al Nazareno e perfino oltre Tevere.