A esprimere il sentire generale del Brasile ci ha pensato un immigrato haitiano che, imbattutosi in Bolsonaro dinanzi al Palácio da Alvorada, lo ha così apostrofato: «Lei non è più il presidente. Sta diffondendo il virus e uccidendo persone».

Il video dell’anonimo e coraggioso immigrato è diventato immediatamente virale (con l’hashtag #VoceNaoEPresidenteMais), dando voce all’indignazione popolare di fronte alla scena di Bolsonaro che, in barba a ogni raccomandazione sanitaria, ha violato la quarantena richiesta dal contagio di diversi membri della comitiva che lo ha accompagnato negli Stati uniti per stringere le mani dei sostenitori impegnati nella manifestazione golpista contro il Congresso.

Ma la sua irresponsabilità Bolsonaro la sta pagando cara. Non solo perché per due giorni consecutivi la popolazione, dal nord al sud del paese, ha espresso la sua rabbia con un rumorosissimo panelaço (il termine brasiliano per cacerolazo) da finestre e balconi, ma soprattutto perché il suo gesto ha dato ulteriore forza alla presentazione di ben tre richieste di impeachment, depositate alla Camera dei deputati rispettivamente dal deputato del partito Rede Leandro Grass, dal socialdemocratico Alexandre Frota e da tre deputati del Psol.

Ma sarà ora il presidente della Camera, quel Rodrigo Maia ripetutamente insultato dai sostenitori di Bolsonaro, a decidere se accogliere o meno le richieste, disponendo di una formidabile arma di ricatto.

Messo con le spalle al muro, dopo aver minimizzato per giorni la gravità della crisi, Bolsonaro si è deciso a chiedere al Congresso di riconoscere lo stato di calamità pubblica, che consentirebbe all’Unione di sforare il deficit di bilancio fissato a 124,1 miliardi di reais (circa 22,5 miliardi di euro).

Una richiesta che ha incontrato il favore di Maia e del presidente del Senato Davi Alcolumbre, quest’ultimo risultato poi positivo al Covid-19 e ricoverato all’ospedale di Brasilia.

E con lui, oltre ai 12 casi di contagio già confermati tra i membri della comitiva presidenziale, si sono infettati anche il generale Augusto Heleno, quello del «si fottano» rivolto ai parlamentari, e il ministro dell’Energia Bento Albuquerque. Mentre il presidente, letteralmente circondato da persone positive al virus, ha informato che anche il secondo test a cui si è sottoposto ha dato esito negativo.

Benché i contagiati siano già più di 500 (cifra più alta di quella registrata in Italia a parità di distanza temporale dal primo caso riscontrato), tardano ad arrivare le misure restrittive adottate dai paesi vicini (Venezuela su tutti).

E intanto, giusto per creare nuove tensioni, Eduardo Bolsonaro ha pensato bene di attribuire alla Cina, primo socio commerciale del Brasile, la colpa della pandemia, scatenando così l’indignata reazione dell’ambasciatore Yang Wanming: il figlio del presidente «ha contratto un virus mentale» a Miami, ha dichiarato, esigendo scuse immediate.