Se l’elezione di Enrico Letta doveva dare un segnale a tutto il Pd, sicuramente non l’ha dato al Partito democratico di Bologna. In città i dem sono dilaniati da una lotta fratricida tra due assessori, compagni di giunta quindi, per succedere all’attuale sindaco Virginio Merola. Guerra ormai diventata aperta con le correnti del partito in campo più che mai, con buona pace della situazione d’emergenza – la città è nel pieno della terza ondata pandemica – e dei ripetuti richiami all’unità.

DA UNA PARTE lo zingarettiano Matteo Lepore: un passato in Legacoop, assessore alla cultura da anni impegnato nel creare una capillare rete di consenso. Vicino alla sinistra, con legami che vanno dalle Sardine all’Arci, sicuramente avversato dalla destra. Dall’altra Alberto Aitini. Per lui una carriera «classica»: Sinistra universitaria, Gd, segretario cittadino e assessore a sicurezza e commercio. Considerato un ponte con il centro e con quel civismo senza bandiere che a Bologna vuol quasi sempre dire centro destra.

DIETRO I DUE CONTENDENTI l’agitarsi delle correnti e una lunghissima trattativa, che si è svolta anche a Roma, ma che non ha portato a soluzioni condivise, se non ad uno scontro finale che accende i riflettori sui litigi del Pd invece che su quanto fatto in città.
Probabilmente la decisione sul candidato sindaco sarà presa con le primarie. E lì Lepore parte favorito, visto il consenso che ha in città, sui social e ormai anche nel partito (Bonaccini compreso), dove sfiorerebbe il 70% dei voti. Ma chiunque si affermerà risulterà boccone indigesto per l’altra parte, con tutto quel che ne consegue. «Lepore è sostenuto dai capibastone», dice Aitini. «Ringrazio Aitini e la sua corrente Base Riformista se rinunceranno al colpo di mano e si metteranno a disposizione per le primarie», dice Lepore. Fratelli coltelli. Tant’è che c’è chi ha evocato il 1999, quando il centrosinistra bolognese si schiantò contro la destra guidata da quel Giorgio Guazzaloca che fece la storia conquistando la rossa Bologna. «Il Pd – ha ammonito un altro assessore, Marco Lombardo – deve stare attento perché non è ammissibile correre il rischio di perdere le elezioni per vincere le primarie. Guardate che i cittadini sono più avveduti di quanto ne pensi questo attuale gruppo dirigente ed è già capitato che le logiche di arroganza e di potere non siano state perdonate».

DALL’ALTRA PARTE della barricata c’è una destra incerta che sogna l’impossibile: ripetere l’esperienza Guazzaloca. Ma il Pd è troppo sicuro di vincere, e anche per questo la lotta interna infuria. Ultimo a entrare in campo il sindaco Virginio Merola, con un pesante assist al suo delfino Lepore. «Dovreste vergognarvi», ha scritto nella chat di giunta, e l’obiettivo era anche e soprattutto Aitini, colpevole di avere fatto proposte elettorali non in linea con quanto deciso dal sindaco. Chat privata, screenshot diventati pubblici. E c’è stata anche una richiesta di Aitini al segretario provinciale di intervenire in sua difesa. Fatta cadere perché «bisogna ricucire non strappare». Un po’ come tentare di svuotare il mare in tempesta col proverbiale cucchiaino. «Siamo di fronte alle continue convulsioni di un Pd incapace di decidere – commenta il politologo bolognese Marco Valbruzzi -. A dispetto di quanto propone il neo-Segretario nazionale, la ricerca di una (impossibile) unanimità di facciata prevale sulla ricerca della verità sul consenso interno alla coalizione di centrosinistra».

POI C’È TUTTA LA PARTITA che si gioca alla sinistra del Pd. Dove c’è Coalizione Civica, quella rete di realtà e sensibilità politiche (Sinistra italiana compresa) che cinque anni fa aveva incassato un buon risultato ed era entrata in Comune con due consiglieri rimasti all’opposizione. Coalizione questa volta potrebbe allearsi col Pd, ma deve decidere se partecipare a eventuali primarie oppure restare a guardare e attendere il verdetto. Una discussione non scontata. Con Coalizione Civica andrebbe anche l’Emilia-Romagna Coraggiosa di Elly Schlein e Vasco Errani. Ma nel perimetro del centro sinistra ci saranno anche i Verdi, che correranno col loro simbolo confermando l’impossibilità – anche a Bologna – di una lista unitaria rosso-verde.