A pochi giorni dal voto del 4 marzo passa da Bologna il “bus delle libertà”, ribattezzato subito “bus dell’odio”. E tanto basta per mandare nel caos il Partito democratico che si spacca in due.

Il pullman che tra le contestazioni sta facendo il giro d’Italia per dire no alla cosiddetta “ideologia gender”, e cioè per evitare che nelle scuole si parli di differenza di genere e di famiglia non tradizionale, ha fatto tappa ieri mattina sotto le Due Torri.

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Il megafono è andato al senatore uscente Carlo Giovanardi, che ha chiesto agli insegnanti di “non dire ai bimbi innocenti che esistono i gay”. Quelli che lo fanno, ha aggiunto, “sono morbosi, hanno problemi e non vogliono preservare la salute dei bambini”.

Gli attivisti “no gender”, come si sono ribattezzati i 20 che stanno girando a bordo del bus arancione con la scritta a caratteri cubitali “Non confondete l’identità sessuale dei bambini”, si sono confrontati a distanza con attivisti di Arcigay e delle tante associazioni cittadine che a Bologna si battono per i diritti civili.

A dividere i due gruppi un cordone di agenti in tenuti anti sommossa. “Siamo i partigiani del terzo millennio”, hanno detto i no gender. “Ci sono solo maschi e femmine, il resto è caos diabolico”, ha aggiunto un manifestante.

Dall’altra parte della strada Arcigay e altri attivisti lgbt. C’era anche Porpora Marcasciano, presidenta onoraria del Mit, il Movimento identità transessuale.

“I no gender dicono di sentirsi minacciati da noi – ha ha detto Marcasciano – e invece sono loro a minacciare le nostre conquiste e la dignità delle nostre vite”.

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Il tema è approdato in Consiglio comunale.

Mentre in piazza Giovanardi veniva sommerso dai fischi e protetto da ogni possibile contestazione da polizia e carabinieri, in Comune i consiglieri hanno discusso le sue dichiarazioni.

La sinistra bolognese rappresentata da Coalizione Civica ha presentato un ordine del giorno per ricordare gli articoli 3 e 33 della Costituzione, quelli che difendono i cittadini dalle discriminazioni e garantiscono libertà di insegnamento.

Nell’odg l’invito a prendere le distanze da “ogni forma di discriminazione di genere e di propaganda discriminatoria”. Troppo semplice per incassare l’appoggio compatto del Pd.

I renziani cattodem Raffaella Santi Casali e Piergiorgio Licciardello si sono subito sfilati. “Non ci sto a censurare le opinioni altrui con odg votati a colpi di maggioranza, solo per mettere una bandierina politica – ha dichiarato Santi Casali – secondo me è un tema di coscienza e di rappresentanza. Non stiamo parlando di nazismo o fascismo, l’istituzione deve garantire la libertà di pensiero: è il punto zero della democrazia”.

Inutili gli sforzi dei suoi colleghi di partito, che hanno tentato di spiegarle come la libertà di opinione non possa mai andare a braccetto con la discriminazione delle persone lgbt. Anche Licciardello ha annunciato il suo ‘no’ al documento anti discriminazioni. “Non abbiamo bisogno di dissociarci in Consiglio comunale da una opinione politica diversa. Io ho le mie idee e mi giudicheranno i cittadini per questo”.

Non è la prima volta che il Pd si spacca sui diritti lgbt, sulla questione la destra del partito non ha mai abbandonato un campo di battaglia fatto di distinguo e prese di posizioni dissonanti.

“A Bologna con il passaggio del bus no gender abbiamo vista messa in scena la parata dell’odio omotransfobico travestito da ‘tutela dei bambini’ – hanno dichiarato i consiglieri di Coalizione Civica Emily Clanci e Federico Martelloni – Le parole e i gesti discriminatori non hanno cittadinanza a Bologna. Un vero confronto libero tra opinioni differenti ha luogo se, e solo se, il fine di quelle opinioni non è quello di discriminare, aggredire o peggio impedire il libero sviluppo degli individui considerati da qualcuno ‘non conformi’ o ‘non naturali”.

A schierarsi contro il bus no gender anche Liberi e Uguali Bologna, che ha preso posizione “contro i bus dell’odio” e contro gli “gli integralisti cattolici che creano disinformazione sull’educazione alla tolleranza ed alla diversità”.

“Una campagna la loro – recita il comunicato di LeU – improntata contro le diversità sessuali con argomentazioni medioevali, inaccettabili da uno Stato laico e una società accogliente, inclusiva, plurale e democratica”.