Il lavoro minorile è al centro della discussione in Bolivia a proposito della legge che dovrebbe proibirlo. Un problema complesso, che esiste in molti paesi della regione. Secondo i dati dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oit), in America latina e nei Caraibi lavorano 13 milioni di bambini, che contribuiscono al mantenimento della famiglia sia nel settore informale che in quello produttivo. Nel 1973, l’Oit ha proibito ai paesi membri dell’organizzazione di impiegare nel lavoro minori di 14 anni, ma la disposizione è applicata solo in alcuni paesi. In Bolivia – paese che ha ratificato la convenzione nel 1997 -, secondo i dati della Defensoria del Pueblo lavora il 28% dei bambini tra i 5 e i 17 anni: l’87% svolge mansioni considerate pericolose come il lavoro in miniera, il 77% non riceve compenso perché aiuta la famiglia. Alla fine del 2013, un gruppo di bambini e adolescenti lavoratori, organizzati nel sindacato Unatsbo – che conta oltre 10.000 iscritti – ha manifestato di fronte al Parlamento che stava approvando il cosiddetto Codigo Niña, Niño, Adolescente, que stabilisce un minimo di 14 anni come età lavorativa. I poliziotti hanno fatto uso di gas lacrimogeni, il Senato ha sospeso la discussione in attesa di incontrare i rappresentanti sindacali.