Non un «accordicchio» ma una manciata di punti comuni (Europa, diritti civili, politica comune su asilo e immigrazione). Così per Laura Boldrini nel centrosinistra si possono archiviare «i distinguo e i cavilli». A partire dalle europee «con una lista senza simboli di partito». L’ex presidente della camera lo ha proposto ieri a Roma nel all’assemblea della rete Futura. Parlava all’indirizzo di Nicola Zingaretti, unico candidato alle primarie Pd invitato all’incontro. L’area che fu di Pisapia dunque fa due passi avanti verso presidente del Lazio per dargli una mano alle primarie Pd. «Mi auguro che dal loro congresso esca una linea chiara di discontinuità e una reale linea di apertura», conclude Boldrini. «Non è certo il momento di isolarsi, chiudersi o pensare a se stessi» per Marco Furfaro, coordinatore di Futura, «semmai c’è l’urgenza di portare una nuova radicalità nel campo largo democratico. Per farlo sarà necessario spalancare la porta a tutto il civismo sociale, progressista e innovativo». Anche Massimiliano Smeriglio, vicepresidente del Lazio e coordinatore dell’area Piazza Grande (insieme all’ex lettiana Paola De Micheli) dal palco spiega che non si tratta di fondare «il diciottesimo partito alla sinistra del Pd ma di ricucire un campo e cambiarlo radicalmente nelle politiche, nei valori e nelle biografie che lo rappresentano». Operazione alla quale però è indispensabile la vittoria di Zingaretti, «che nella sua corsa non deve farsi distrarre dai prestanome ma deve puntare dritto alla totale discontinuità dal renzismo».

NELLE STESSE ORE DELLA MATTINA, mentre i compagni separati di Liberi e uguali proponevano a Zingaretti la corsa comune alle europee, dall’altra parte di Roma, al teatro Ghione, si riuniscono gli «autoconvocati» di Leu. Presenti Speranza (Mdp) e i vertici di Sinistra italiana (ma Fratoianni ha mandato un videomessaggio dalla nave Mar Ionio impegnata nella missione Mediterranea). Confronto vero, a tratti ruvido. Sullo sfondo anche in questo caso ci sono le europee: Mdp vuole correre con le sue insegne e confluire nel Pse. Sinistra italiana prepara una «convergenza» con il Prc e De Magistris (anche se negli ultimi giorni il rapporto con il sindaco di Napoli si sarebbe raffreddato). Speranza ripropone il congresso di Leu, stoppato e ormai impossibile; e comunque annuncia che nell’assemblea del 16 dicembre Mdp diventerà una cosa «rossoverde»; i 500 del teatro rumoreggiano. Dall’altra parte anche a Erasmo Palazzotto (Si) arriva una contestazione sull’idea della «convergenza» con De Magistris.

Nelle conclusioni Grasso annuncia che Leu andrà avanti per «mettere insieme sensibilità diverse, purché condividano l’idea di un paese diverso. Siamo nati per unire», dice: ma l’obiettivo non sembra alla portata. Già alle prossime regionali Si e Mdp (e quel che resta di Leu) si presenteranno sparse. Grasso però dovrà utilizzare un altro nome. Quello di Leu è nelle disponibilità dei quattro soci fondatori. E Speranza condiziona l’uso del simbolo «ad un percorso democratico» perché «senza democrazia Leu diventa giocattolino nelle mani di chi alza e dice: io sono Leu». Risponde Grasso: «Noi continuiamo l’esperienza di Leu. Se sarà possibile continuando a chiamarci nello stesso modo. O, nel caso, sceglieremo insieme il nuovo nome». E infatti piattaforma per aderire alla nuova creatura politica è unpartitodisinistra.it. Per Grasso «questa è davvero l’ultima chiamata».