Laura Boldrini, i migranti si rivelano il solo vero punto di programma del governo Conte?

Il governo Salvini, semmai. È Salvini il capo del governo, è evidente. Ha fagocitato i 5stelle. Di Maio si è assoggettato alla Lega, nei 5 stelle si è affermata la loro parte di destra. Ma la destra nel M5S aveva già vinto: per questo già prima del voto dicevo che per noi era impossibile l’alleanza con loro. L’ultima perla è quella di Roma, il sì a una via intestata ad Almirante, uomo di Salò e direttore della rivista «Difesa della razza» mai pentito.

Dicevamo, il governo si occupa solo di migranti?

Salvini li usa per la sua propaganda. Aveva promesso di rimpatriare 600mila irregolari, ma quando al Viminale gli hanno spiegato – ci avevo provato anche io prima – che senza gli accordi di riammissione non si può fare, si è scagliato contro gli arrivi via mare. Ma è per sviare l’attenzione dai i dossier che non sa risolvere. Ha fatto passare l’idea che l’orribile decisione di non far attraccare la nave Aquarius fosse una genialata sua. Ci sono molti precedenti. Io stessa nel 2006 come Unhcr salii su una nave cui non era stata data l’autorizzazione a entrare in porto, si risolse con un piano di ridistribuzione tra diversi paesi. Quella di Salvini è propaganda assordante. Per lui un voto vale più di una vita umana.

La linea dura della Lega ha però costretto la Spagna a fare la sua parte, e ha svelato l’ipocrisia di Macron. O no?

Non è litigando che si risolvono i problemi. Ma facendo accordi e alleanze. Il fenomeno migratorio può essere affrontato solo con la cooperazione nell’Ue e con i paesi di origine e di transito. Salvini mostra muscoli che non ha. Il patriota Salvini è buon alleato del gruppo di Visegràd, cioè dei paesi che vogliono scaricare su noi tutta l’accoglienza. Se questi paesi avessero accettato le quote in base alla relocation stabilita dalla commissione non avremmo avuto questa situazione. Da che parte sta Salvini?

Il patriota Salvini in realtà è un antitaliano?

Se per lui vale il «prima gli italiani», allora prima anche Giulio Regeni, prima degli interessi con l’Egitto. Abbandonare la famiglia Regeni è orribile, e non certo da patrioti.

Di Maio si vanta di aver iniziato lui la «battaglia» sulle Ong, cioè contro le Ong.

Bel vanto, eh? Disumano. Questa ferocia rende peggiori tutti noi. Le Ong hanno salvato la vita a migliaia di persone. Lui può vantare qualcosa di simile? Lui e Salvini salgano su una di quelle navi, guardino negli occhi le persone terrorizzate.

Con la linea dura però hanno messo imposto il problema a tutta la Ue. O no?

Ma no, questo lo dice la sua propaganda. Sono gli Orban e gli amici di Salvini a non rispettare le regole sull’accoglienza. La verità è che Salvini e compagni hanno un altro obiettivo: sfasciare l’Europa. Basta vedere cosa hanno fatto con il regolamento di Dublino, un meccanismo che oggi penalizza l’Italia e che Lega e M5S non hanno voluto riformare. È chiaro: partecipano a un altro schema geopolitico.

Quale?

Un’Europa forte dà fastidio ai nostri concorrenti, a Trump e a Putin. I sovranisti fanno il loro gioco: far perdere peso commerciale e politico all’Europa. E all’Italia, che senza Europa non avrebbe alcun peso.

E il premier Conte?

Mai successo che un presidente del consiglio non sia l’artefice della linea del governo, che si faccia scrivere la lista dei ministri, che parli ai deputati come se dovesse spiegare un sussidiario di terza media.

Il numero delle ministre è crollato. Che significa?

Che è il governo del cambiamento ma in peggio. Tutti i paesi occidentali migliorano le cifre delle donne. Invece stavolta al governo ci sono 11 donne su 63. Un salto indietro di decenni. Stiamo diventando i sauditi d’Europa. Anche alle pari opportunità hanno voluto un uomo, a sfregio. E al ministero della famiglia. Il ministro ha una concezione vecchia di 50 anni. In un paese in cui, glielo ricordo, ci sono tante famiglie diverse.

La presidente del senato si fa chiamare «il presidente».

Se vuole chiamarsi al maschile perché così si sente più autorevole, libera di farlo. L’Accademia della Crusca dice un’altra cosa.

Oggi a Roma, a Garbatella, riunisce la rete «Futura». Per fare cosa?

Siamo in un luogo simbolo dove il giovane Ciaccheri ha vinto facendo politica in un modo nuovo, mettendo insieme tutte le anime progressiste. Vogliamo aggregare mondi che non si sono sentiti rappresentati alle ultime elezioni. Non si tratta di fare un altro partitino della sinistra. Dobbiamo rianimare uno spirito di vita a sinistra. Il femminismo, le comunità Lgbt, l’ambientalismo, le reti dei sindaci, i comitati di quartiere: ci sono molti mondi che non si sono riconosciuti in noi.

Lascia Leu?

Non ho cariche politiche. sono nel gruppo parlamentare di Leu. il mio intento è costruire ponti. Trasferirci così come siamo in un partito non ci farà crescere. E come potremmo sconfiggere le destre restando soli e divisi?

Un ponte anche verso il Pd?

Il Pd dovrà capire se sarà in grado di rinnovarsi davvero. Il discorso vale per tutto l’arco progressista.