Resta caldissimo anche il fronte sud della guerra all’islamismo radicale armato. Ed è ormai un conflitto senza frontiere quello che vede protagonista da una parte l’organizzazione Boko Haram e dall’altra gli eserciti di Ciad, Niger, Camerun e Nigeria. Dopo ripetuti smacchi subiti e critiche internazionali sempre più pressanti, ieri è stato l’esercito nigeriano ad annunciare l’esito di una controffensiva nello stato del Borno durante la quale sarebbero stati uccisi oltre 300 jihadisti. Il portavoce delle forze armate Chris Olukulade riferisce inoltre la cattura di un numero imprecisato di miliziani e il sequestro di mezzi e armamenti. Nella battaglia sarebbero morti anche due soldati. Bisogna aggiungere che la notizia non è stata verificata da fonti indipendenti e che la Nigeria già in passato è stata accusata di esagerare le stime dei suoi successi militari. Di certo c’è un intensificarsi degli sforzi per contrastare l’espansionismo territoriale di Boko Haram, ora che la questione è diventata di dominio internazionale.

I jihadisti controllano molte città e vasti territori nel nord-est nigeriano. E nelle ultime settimane hanno colpito anche oltre confine, in Camerun, Niger e Ciad, i tre paesi che hanno schierato truppe a fianco della Nigeria. In attesa che il contingente venga implementato e inquadrato in una missione targata Unione africana e Nazioni unite. Nei giorni scorsi 50 milioni di dollari sono stati messi sul piatto, allo scopo di debellare la minaccia Boko Haram dalla regione, nella riunione a Yaoundé della Comunità economica degli Stati dell’Africa centrale (Eccas). A cui peraltro non aderisce la Nigeria.

Anche ieri si è verificato comunque un sanguinoso sconfinamento, ma trattandosi stavolta di raid aereo sembra difficile attribuirne la responsabilità a Boko Haram. Fatto sta che 37 persone sono morte nel villaggio di Abadam, in Niger. Partecipavano a un funerale quando sono state bombardate da un velivolo non identificato. La Nigeria nega ogni responsabilità, sebbene i caccia di Abuja fossero entrati in azione anche il giorno precedente, in appoggio alle truppe di terra impegnate nella riconquista di Monguno e Marte, città controllate dai jihadisti.

Intanto il leader di Boko Haram, AbuBakr Shekau, è tornato ieri a minacciare in un video le elezioni nigeriane, previste inizialmente per il 14 febbraio e spostate al 28 marzo, ufficialmente proprio per ragioni di sicurezza.