Cobas e Unicobas hanno convocato uno sciopero dei docenti e del personale Ata per boicottare i quiz Invalsi il 3 maggio nella scuola primaria e media e il 9 maggio nelle superiori. Con l’approvazione degli otto decreti attuativi della «Buona scuola» di Renzi i quiz sono diventati ancora più importanti in una scuola strutturata dai meccanismi di valutazione dei docenti e degli studenti. Nelle seconde e quinte classi della primaria costituiscono una parte importante del sistema. Dal prossimo anno nella scuola media (i test in italiano, matematica e inglese nella terza classe) sanno un requisito per l’accesso all’esame finale. Nelle superiori si svolgeranno in seconda e in quinta. Nell’ultimo anno riguarderanno l’inglese, l’italiano e la matematica. Per essere ammessi alla maturità sarà indispensabile avere svolto i quiz. I risultati di questi quiz influiranno anche sull’accesso alle facoltà universitaria. «Si trasforma la figura del docente, derubricato a somministratore di prove standardizzate e illustratore di manuali per quiz» sostengono Piero Bernocchi (Cobas) e Stefano D’Errico (Unicobas).

Negli otto decreti i sindacati di base riscontrano un appesantimento dei carichi di lavoro del personale Ata a cui, tra l’altro, è imposto l’obbligo di seguire allievi disabili: «in prospettiva si vuole delegare tale attività all’intero personale docente». Non mancano le critiche all’altra misura-simbolo decisa dal governo Gentiloni: l’«alternanza scuola-lavoro» che diventa requisito per accedere alla maturità. Per i sindacati di base è «una forma sfacciata di apprendistato gratuito». Al boicottaggio del 9 maggio parteciperà anche l’Unione degli Studenti che ha indetto manifestazioni e cortei per protestare contro «la valutazione punitiva basata sulla trasmissione di nozioni, senza la trasmissione di competenze critiche – sostiene la coordinatrice nazionale Francesca Picci – L’introduzione dell’obbligo per le prove Invalsi determina un sistema di istruzione escludente, fondato sul teaching to test».

Francesco Sinopoli, segretario Flc-Cgil, critica il governo perché non ha ancora comunicato ufficialmente i testi dei decreti approvati. «È a dir poco irrituale che decreti approvati da giorni non siano conoscibili se non attraverso “talpe” interne da cui ogni tanto si consegnano a qualche giornale una notizia o l’altra – sostiene Sinopoli – Esiste un problema di serietà, etica e professionalità ma anche in ultima istanza di responsabilità politica delle istituzioni. Ci chiediamo, a questo punto, cosa abbia deliberato il governo e con quale legittimità».