I primi 62 migranti sono stati trasferiti ieri dall’hotspot di Pozzallo. I pullman sono andati a prenderli al mattino per portarli a Trapani dove in serata sono stati fatti salire sulla nave quarantena. In isolamento anche dagli altri migranti, perché si tratta di persone risultate positive al Covid e asintomatiche. Altri quattro minori che si trovavano all’interno del centro, dove adesso restano circa cento migranti, sono invece stati trasferiti in strutture idonee alla loro età. «Da stamattina, a quanto apprendo, si è iniziato a svuotare l’hotspot di Pozzallo. I ricorsi a mezzo stampa non portano effetti, ma alzare la voce a tutela della salute pubblica evidentemente sì» ha commentato il governatore della Sicilia Nello Musumeci, che domenica ha firmato un’ordinanza per disporre lo sgombero degli hotspot dell’isola.

Musumeci canta vittoria, ma in realtà il trasferimento dei 62 migranti non ha niente a che fare con la sua ordinanza. Anzi, contrariamente a quanto da giorni sostiene il governatore, dimostra l’esistenza di un dialogo tra il Viminale e alcuni enti locali. L’operazione, conferma infatti il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuma, «è il frutto di una collaborazione quotidiana, continua e riservata con il ministero dell’Interno e con la procura di Ragusa che testimonia come soltanto la sinergia istituzionale può portare a risultati celeri».

«I problemi non si risolvono con muri, fili spinati e propaganda», attacca il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia. «Mescolare la sicurezza sanitaria con il tema migranti è non solo sbagliato ma un errore dal punto di vista culturale e storico. La competenza è esclusiva del ministero dell’Interno, il presidente Musumeci conosce molto bene le regole».

Le parole di Boccia confermano l’intenzione del governo di impugnare davanti al Tar l’ordinanza del governatore della Sicilia. Ricorso che non è ancora stato presentato, così come del resto nessun ordine è arrivato alle prefetture chiedendo di sgomberare gli hotspot come richiesto da Musumeci. «Tra qualche ora ci rivolgeremo alla magistratura, ed è triste e disarmante constatare come due articolazioni dello Stato, governo centrale e governo regionale, debbano ricorrere alla magistratura per riaffermare un diritto sacrosanto che è il diritto alla salute», è tornato a promettere anche ieri il governatore.

Intanto nell’hotspot di Pozzallo è arrivata la task force sanitaria voluta dalla Regione per un’ispezione. «Urgono correttivi» è stato il giudizio finale. Gli esperti avrebbero infatti riscontrato condizioni critiche di sovraffollamento e la necessità di misure di miglioramento delle tempistiche di igienizzazione e pulizia degli spazi comuni, oltre all’assenza di contenitori gel. La prossima ispezione è prevista invece a Lampedusa nell’hotspot di contrada Imbriacola, dove da giorni sono ammassati 1.200 migranti quando la struttura potrebbe ospitarne al massimo 190. Da settimane il sindaco Totò Martello chiede, inascoltato, al governo di proclamare lo stato d’emergenza per l’isola, accelerando il trasferimento de migranti. Senza per questo condividere l’ordinanza firmata da Musumeci. «Il valore di questa ordinanza è di smuovere, se ci riesce ma non mi pare, il governo sul problema delle migrazioni», ha spiegato ieri Martello. «Però se noi chiudiamo l’hotspot, quando ci saranno nuovi arrivi spontanei i migranti dove andranno?».

In una situazione in cui a quanto pare toccherà alla magistratura dirimere o scontro tra Regione e governo, ieri i senatore di Italia Viva Davide Faraone ha presentato una denuncia contro Musumeci e il leader della Lega Matteo Salvini per procurato allarme, abuso d’ufficio e diffamazione. «Presentare al mondo la Sicilia come un lazzaretto – ha spiegato Faraone -, come il campo profughi dell’Europa, affermare che ‘i migranti passeggiano tra i turisti che poi portano il covid nelle loro regioni’ e scrivere un’ordinanza farlocca e disumana, non solo va contro i principi di accoglienza e di solidarietà ma mette in ginocchio un pezzo importante del Pil della Sicilia».

Contro l’ordinanza di Musumeci si schierano anche i vescovi: « Preoccupa – ha detto monsignor Antonio Staglianò, vescovo di Noto – e non appare accettabile, dal punto di vista razionale ed evangelico, quanto si prevede con l’ordinanza emanata dal presidente della Regione Sicilia, onorevole Musumeci, con cui si semplifica la complessità dei problemi relativi al Covid individuando la loro soluzione nella chiusura ai migranti e rischiando uno scontro tra istituzioni».