Sebbene molto più vicino alle imprese – basti pensare al Reddito di cittadinanza che si trasforma in sgravi sulle assunzioni – che ai lavoratori, questo governo riesce a scontentare anche Confindustria che rilancia un fronte comune con i sindacati.
Ripassando il solco già tracciato da Maurizio Landini, ieri è stato il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia a parlare di tempi «maturi per costruire un vero Patto per il lavoro insieme a Cgil, Cisl e Uil».

SI TRATTEREBBE DI AMPLIARE «il Patto per la fabbrica», firmato a marzo scorso, quello che fissava il nuovo modello contrattuale e le relazioni industriali. Una sorta di fase due che includa anche la partecipazione alle politiche industriali e, si spera, la mai attuata norma sulla rappresentanza delle imprese.

Una strada condivisa dai sindacati che si dicono pronti a raccogliere la proposta con l’obiettivo di un’intesa per rilanciare davvero l’occupazione e la crescita, scongiurando il rischio di una nuova recessione e di una manovra correttiva.

L’uscita di Boccia arriva a dieci giorni dalla manifestazione unitaria dei sindacati confederali di sabato 9 febbraio a Roma che da ieri ha anche un luogo definito e certo: il corteo arriverà a piazza del Popolo, la stessa riempita due mesi prima (l’8 dicembre) da Matteo Salvini e dalla Lega.

Anche grazie alla spinta del congresso appena concluso della Cgil, tutti i sindacati sono ottimisti su una ottima partecipazione, lavorando di concerto per utilizzare i giorni mancanti per promuoverla non solo fra gli iscritti.
«Per la Cgil è importante rimettere al centro del dibattito nel nostro Paese il tema del lavoro, così come proponiamo da tempo. Insieme a Cisl e Uil abbiamo elaborato una piattaforma unitaria che abbiamo presentato al governo con le nostre proposte e che sarà al centro della manifestazione», spiega in una nota Corso Italia. «Gli importanti accordi sulle relazioni industriali e sulle regole della rappresentanza raggiunti con Confindustria e con tutte le altre associazioni imprenditoriali pongono la questione di aprire la fase della loro piena applicazione. Oltre ad una legge capace di misurare la rappresentanza sindacale e datoriale e dare certezza alla validità erga omnes degli accordi sottoscritti», per la Cgil «lo sviluppo delle relazioni industriali dovrà essere finalizzato al rafforzamento degli investimenti per infrastrutture materiali ed immateriali, a partire da istruzione e welfare, indispensabili sia per la tenuta sociale e la riduzione del divario Nord-Sud. Dovrà inoltre – conclude la Cgil – avere come obiettivo prioritario il lavoro stabile e di qualità, estendendo tutele e diritti a tutti i lavoratori».

PER BOCCIA IL VERO SPETTRO da evitare è la recessione. «Occorre mettere mano ad un piano B, preparandosi ad un rallentamento dell’economia globale, che impatta anche sull’Italia». Ovvio che in questa ottica il presidente degli industriali insiste pensi ad un nuovo «decreto sblocca cantieri» condito da stime occupazionali degne di Berlusconi: ben 400mila posti di lavoro, al di là della Tav Lione-Torino che ne comporterebbe addirittura altri 50mila.

Boccia comunque è pronto a collaborare con (il sempre criticato) Landini: «Lo incontreremo, non entriamo nelle scelte del sindacato», annuncia con malcelata dissimulazione sull’esito del congresso di Bari. Per la Cisl, quella di Boccia è «un’apertura importante, anche perché viene incontro ad una richiesta che avanziamo da tempo», afferma il segretario generale aggiunto Luigi Sbarra. «Serve un grande Patto sociale, al cui centro va messo il lavoro, per la crescita in modo da scongiurare i rischi di una nuova fase di recessione».

D’ACCORDO ANCHE IL LEADER UIL Carmelo Barbagallo: «È giunto il tempo di un vero patto per il lavoro: noi siamo pronti a fare la nostra parte. Tutti i soggetti interessati, governo, imprese e sindacati devono assumersi la responsabilità di partecipare alla definizione di un’intesa per il rilancio vero dell’occupazione e per la crescita».