Confermate quelle che erano solo voci all’indomani della sentenza che ha condannato l’ex leader del Partito di Chongqing, Bo Xilai, all’ergastolo. Il «principino» ha presentato appello formale, accettato dalla corte dello Shandong che lo ha giudicato in primo grado e condannato all’ergastolo per corruzione, appropriazione indebita e abuso di potere.
In teoria entro due mesi dovrebbe dunque ripartire il processo, ma in casi eccezionali sono previsti anche tempi più lunghi. L’appello è una garanzia giudiziaria permessa dal sistema penale cinese, ma quasi mai ha successo, dato che la giustizia viene completamente controllata dal Partito. Bo, che secondo gli osservatori e i suoi alleati è stato condannato per motivi politici, potrà presentare nuove prove a suo discarico. Bo Xilai è stato prima espulso dal Partito e poi messo sotto inchiesta, all’interno del più grave scandalo politico degli ultimi trent’anni in Cina. La moglie di Bo, accusata dell’omicidio di un uomo britannico, da cui ha avuto inizio la caduta di Bo, è stata condannata alla pena di morte sospesa in ergastolo.