Dopo l’annuncio di Oglaigh na hEireann, temuto gruppo repubblicano paramilitare, di sospendere la lotta armata, la situazione in Irlanda del Nord resta confusa. L’ultima diatriba riguarda le celebrazioni del 46mo anniversario del Bloody Sunday (30 gennaio 1972) in cui 14 civili furono uccisi dai paracadutisti britannici durante una marcia contro l’internamento. Le manifestazioni includono la marcia che si terrà oggi, e hanno visto ieri sera la presenza dell’ex ministro delle finanze greco.

Dalla marcia si sono però tirati fuori il Republican Sinn Fein, l’Irish Republican Socialist Party e Saoradh. La decisione è dovuta al poster ufficiale della marcia che include, assieme alle vittime degli eccidi britannici, anche il nome di di William Best, membro dei Royal Irish Rangers, ucciso dall’Official Ira nel maggio 1972. Secondo Packy Carthy, portavoce di Saoradh, la marcia si sta allontanando dalle proprie radici: la denuncia del regime di internamento senza processo, ancora in vigore.

Si fanno poi sentire le proteste nei confronti dell’ennesimo gesto provocatorio della comunità lealista. Sono infatti bene in vista, sui lampioni del quartiere di Newbuildings a Derry, vessilli e bandiere del reggimento dei paracadutisti inglesi.

In questo contesto, il comunicato di Oglaigh Na hErieann, andrebbe letto tra le righe. La formazione si dice infatti «indomita e imbattuta», sebbene il suo braccio politico, il Republican Network for Unity abbia subìto una grave scissione l’anno passato. Inoltre, nel 2015 era stato arrestato il fondatore, Seamus McGrane, condannato poi a 11 anni e mezzo di carcere per terrorismo. Siamo infatti di fronte soltanto a un cessate il fuoco, ed è plausibile che tanti affiliati siano in realtà confluiti in altre formazioni, tra cui la New Ira, che non ha accennato a strategie di resa.

Le reazioni politiche all’annuncio di Oglaigh Na hEireann sono di soddisfazione, e l’ex presidente di Sinn Féin Gerry Adams si è unito al coro.

Continua, nel frattempo, lo stallo nei negoziati per il governo misto, dovuto alla mancata volontà dei lealisti di affrontare tre punti cardine: le politiche di riconoscimento e protezione della lingua irlandese, la concessione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, e un approccio neutro alla rivisitazione storica del conflitto. Si susseguono infatti voci di un’amnistia per i soldati inglesi responsabili di crimini di guerra.

 

adams

All’interno di Sinn Féin si è poi materializzato il tanto atteso ricambio ai vertici. Il prossimo presidente sarà Mary Lou McDonald, in origine affiliata al partito di centro destra Fianna Fail, ma da anni delfino di Adams nel Sud. È un personaggio lontano dal conflitto, e con la sua elezione, la maggiore formazione repubblicana di sinistra avrà due donne al comando, dopo l’elezione di Michelle O’Neill al Nord.

La transizione a lungo annunciata mostra chiaramente la strategia di Sinn Féin: far parte del governo sia al Sud che al Nord dell’isola, anche a scapito di scelte politiche quasi schizofreniche: al Sud si è disposti a un’alleanza con il Fianna Fail, mentre al Nord le istanze sono da sempre assai più radicali.

Quanto ad Adams, si vocifera di una sua possibile candidatura alla Presidenza della Repubblica Irlandese. Potrebbe confrontarsi con il popolarissimo presidente socialista Michael D. Higgins. Quest’ultimo non ha ancora sciolto la riserva ma la sua candidatura è caldeggiata, stando ai sondaggi, da due terzi degli elettori irlandesi.