«Turbativa dell’ordine pubblico»: questa la motivazione dei 249 fermi disposti dalla polizia, ieri mattina a Bruxelles, nei confronti di altrettanti attivisti. Il motivo? Avere cercato di rallentare, con un blocco pacifico ma non autorizzato, l’arrivo dei partecipanti allo European Business Summit in corso nella capitale belga. Un incontro «di vertice» fra imprenditori e alte sfere delle istituzioni Ue, che serve a discutere le immancabili «strategie» per rendere il Vecchio continente «più competitivo». Tradotto: ancora più liberista di quanto già non sia. Ad organizzarlo, Businesseurope, una sorta di Confindustria continentale, presieduta da Emma Marcegaglia.

Tra le persone fermate – e rilasciate dopo 6 ore – anche gli italiani Beppe Caccia, consigliere comunale di Venezia, e Luca Casarini, candidato della lista «L’Altra Europa con Tsipras». Insieme a loro molti delegati sindacali della confederazione belga Cne (di area cristiano-sociale), militanti francesi e tedeschi. «Parlando fra di noi mentre eravamo trattenuti nelle celle – racconta Casarini al manifesto – notavamo tutti che c’è un intensificarsi dell’uso della polizia nei confronti delle lotte sociali in ciascun Paese: evidentemente, i governi rispondono ai problemi che solleviamo in modo simile, e cioè chiudendo gli spazi di espressione democratica del dissenso».

Il rilascio dei 249 è avvenuto grazie a febbrili consultazioni che hanno coinvolto le autorità degli stati d’origine degli attivisti e quelle del Belgio: in particolare, la parola decisiva l’ha pronunciata il sindaco-governatore di Bruxelles, che ha poteri sull’ordine pubblico. La decisione di rimettere «anticipatamente» in libertà i fermati (che avrebbero potuto essere trattenuti tra 12 e 24 ore) è stata presa – secondo ricostruzioni attendibili – per evitare un imbarazzante incidente diplomatico a poco più di una settimana dalle elezioni. Che, nel caso belga, saranno non solo europee, ma anche politiche.

La mobilitazione di ieri s’inquadrava nelle giornate d’iniziativa promosse dalla coalizione europea Blockupy: un «maggio di solidarietà» per denunciare «l’impoverimento di massa» dovuto all’indirizzo neoliberista delle politiche della Troika (Grecia insegna), che Angela Merkel ama presentare come «senza alternativa». Nel mirino del cartello Blockupy (che raggruppa sindacati e centri sociali, partiti e associazioni) c’è in particolare il Ttip, il trattato di libero scambio Ue-Usa, che si sta negoziando al riparo dallo sguardo indiscreto dell’opinione pubblica. L’urgenza degli attivisti è stoppare le trattative prima che sia tardi: serve dunque richiamare l’attenzione sulla questione. Secondo la propaganda della Commissione Ue, il Ttip porterà immensi benefici all’economia, mentre i critici evidenziano i fortissimi rischi: ad esempio, l’abbassamento degli standard di protezione di lavoratori e consumatori.