È ancora una volta il sindacato, a finire nel mirino dei “Forconi” più forcaioli. Questa volta, dopo le azioni contro le camere del lavoro in Puglia e in Piemonte, sotto attacco è la sede della Cgil regionale della Toscana. Serrande sigillate e sbarrate da uno striscione che più eloquente non potrebbe essere: «Gli italiani non si arrendono, la Cgil sì», firmato da un centro sociale di estrema destra di Firenze. La misura è colma, per il sindacato di Corso d’Italia che chiede di «individuare e perseguire i responsabili di atti violenti». Quando se ne accorge Giorgio Squinzi corregge il tiro dell’inaspettata apertura del mattino verso il Coordinamento 9 dicembre («ampiamente giustificato, perché negli ultimi tempi non ci siamo molto concentrati a fare le cose necessarie per ritrovare la crescita»): «In nessun caso – aggiunge in serata il presidente di Confindustria – le conseguenze della crisi devono sfociare in azioni di protesta violenta che vanno condannate fermamente. Bloccare il Paese e il lavoro non serve a risolvere i problemi».

Il Paese a dire il vero tutto è tranne che bloccato dai “Forconi”. Certo, «coraggiosi blitz situazionisti di chi è in cerca di pubblicità facile», come la Cgil Toscana ha definito l’azione fiorentina rivendicata da sedicenti «militanti del centro sociale di destra “Casaggì Firenze” e di Fratelli d’Italia», ce ne sono stati ancora ieri in tutta Italia. A Savona il titolare della libreria Ubik, già presa di mira nei giorni scorsi, ha lamentato fastidiose «intimidazioni» verbali da parte di locali capipopolo “forconi”. E nel bergamasco un striminzito gruppo di manifestanti ha bloccato una strada statale.

Ma gli occhi di tutti, a cominciare dagli 007, sono puntati su Roma dove oggi, a cominciare dalle 15, Danilo Calvani, il leader laziale dell’ala dura del Coordinamento 9 dicembre dalla quale hanno preso le distanze gli altri portavoce, verificherà la sua capacità di mobilitazione in Piazza del Popolo. Dove sono attese 15 mila persone, secondo le forze dell’ordine che hanno predisposto la militarizzazione della città, anche in vista dell’altra manifestazione indetta dai movimenti della casa e dalle organizzazioni dei migranti. La tensione e il rischio di cortei non autorizzati sono alti, anche perché al sit-in dei “Forconi” ci saranno anche Forza nuova e Casapound, con tanto di vicepresidente appena condannato a tre anni di reclusione per il furto di una bandiera. Calvani non li voleva, e lo aveva detto esplicitamente, ma Simone di Stefano ha perso il pelo ma non il vizio: «Se ci chiama il popolo con il tricolore – ribatte – noi non possiamo non esserci». Comunque sia, a garantire la “sicurezza” ci dovrebbe essere un numero di forze dell’ordine a dir poco sufficiente: mobilitati 1500 uomini, un rapporto 1 a 10.

Danilo Calvani, dal canto suo, non sa quantificare la «massa» di “Forconi” che a sentire lui «si stanno muovendo spontaneamente da ogni parte d’Italia a Roma, da Nord a Sud, fin dalle prime ore dell’alba». Una partecipazione che forse intimorisce Mariano Ferro, il leader siciliano del volto “morbido” della protesta, che ieri inaspettatamente ha tentato una riconciliazione: «Il nervosismo di questi giorni ci ha giocato un brutto scherzo – ha detto ieri – Domani non sarò in piazza ma mi auguro di cuore che la manifestazione sia partecipata».

Di sicuro non saranno presenti in massa gli autotrasportatori che ieri hanno aperto il confronto con il governo, terrorizzato dalla loro capacità di impatto sul territorio. Forza Italia ne è talmente consapevole che ieri ha inviato Daniela Santanché ad aprire le danze di corteggiamento. La pitonessa ha già assicurato ad alcuni di loro l’«impegno a fornire aiuto e supporto per la soluzione dei problemi».