È, fino a prova contraria, l’unico sopravvissuto del gruppo di terroristi del sedicente Stato islamico che venerdì sera hanno portato l’orrore per le strade di Parigi. A tre giorni dalla strage, l’attenzione degli inquirenti è tutta per Salah Abdeslam, 26 anni, uno dei tre fratelli franco-belgi considerati al centro del gruppo jihadista passato all’azione nella capitale francese; suo fratello Ibrahim era il kamikaze che si è fatto saltare in aria in boulevard Voltaire, fortunatamente senza provocare vittime, mentre il terzo fratello, Mohamed, è stato a lungo interrogato dai magistrati di Bruxelles che seguono l’inchiesta ormai estesa a livello europeo.

Diversi allarmi, poi rivelatisi infondati annunciavano infatti ieri anche il possibile passaggio per il nostro paese di alcuni dei partecipanti all’assalto e il transito di una delle misteriose autovetture, in particolare uns Seat che era stata in un primo momento segnalata a tutte le questure, che sarebbero comparse sulla scena degli attacchi.

Inseguito ora da un mandato d’arresto internazionale, di Salah Abdeslam si sono perse le tracce sabato mattina, quando, in compagnia di altre due persone non ancora identificate, aveva attraversato il posto di frontiera franco-belga di Cambrai, dopo aver superato senza alcun problema il controllo delle forze dell’ordine, visto che non risultava ancora ricercato. Uno dei tanti ritardi e incongruenze che le indagini stanno facendo registrare e che stanno attirando sull’intelligence transalpina le critiche dei colleghi del resto d’Europa.

La scia di Salah Abdeslam conduce in ogni caso al comune di Molenbeek-Saint-Jean, una zona della periferia di Bruxelles già nota per aver dato ospitalità ad altri fondamentalisti coinvolti in attività terroristiche. E’ qui che è stata ritrovata la golf nera con cui l’uomo si era spostato da Parigi ed è qui che la polizia belga ha dato il via ieri ad una vasta operazione, protrattasi fino al tardo pomeriggio, nel corso della quale sono affettuate numerose perquisizioni e, soprattutto – ma la notizia ieri sera non era ancora stata confermata dalle autorità – sarebbe stato individuato e arrestato l’artificiere degli attentati, colui che aveva preparato gli ordigni poi indossati dai kamikaze, Mohamed Amri, 27 anni. In ogni caso, alla fine della giornata, e dopo altre perquisizioni effettuate anche in Olanda, della sorte di Salah Abdelslam non si sapeva nulla di più.

Nel frattempo, accompagnate da una serie di falsi allarmi veicolati anche dai social network – come descritto dal sito di analisi Topsy solo su Twitter nelle ultime 48 ore sono comparsi qualcosa come 4000 messaggi che evocavano delle sparatorie e oltre 3000 che descrivevano gli effetti di esplosioni in corso nella capitale francese come in altre città del paese -, l’inchiesta è naturalmente proseguita anche in Francia.

Nella notte tra domenica e lunedì sono state eseguite circa 170 perquisizioni in ben 19 diverse località dell’intero paese, dall’estremo sud al confine settentrionale con il Belgio, che hanno portato al sequestro di armi e al fermo di una trentina di persone. Tra queste, quelle che secondo gli inquirenti hanno perlomeno lambito molto da vicino gli ambienti che avrebbero offerto a vario titolo un supporto logistico agli attentatori, hanno avuto luogo a Bobigny, nella banlieue della Seine Saint Denis, a nord della capitale, a Lille e nel quartiere popolare della Reynerie a Tolosa. Altri fermi, ma non direttamente legati alle indagini sulla strage sono avvenuti nella periferia di Lione e a Grenoble.

Mentre la caccia all’ultimo uomo del commando continua, il procuratore della Repubblica di Parigi, François Molins, prosegue nell’opera di identificazione dei responsabili. Dopo Ibrahim Abdeslam e Ismael Omar Mostefaï, 29 anni, nativo di Courcouronnes, piccolo centro non lontano da Parigi, tra i responsabili dell’attacco al Bataclan e che lì si era fatto saltare in aria, si è risalti all’identità di Bilal Hadfi, 20 anni appena, e di Samy Amimour, 28 anni, originario di Drancy, nella Seine-Saint-Denis, questi ultimi tra i kamikaze in azione allo Stade de France. Già toccati dalle indagini sull’estremismo islamico, almeno due di costoro sarebbero passati per la Siria per dei periodi di addestramento.

Infine, secondo gli inquirenti, un ruolo di primo piano nella strage lo avrebbe giocato Abdelhamid Abaaoud, un giovane belga originario di Molenbeek, già indagato per terrorismo che si è unito all’Isis in Siria nel 2013 e che frequentava assiduamente Salah Abdeslam. Potrebbe essere lui l’anello di congiunzione operativo tra il gruppo franco-belga e lo Stato islamico.