Una ondata di arresti di palestinesi è scattata in Cisgiordania, a poco più di un mese dalle elezioni per il Consiglio legislativo dell’Anp, le prime dopo 15 anni. Lunedì notte, denuncia la Palestinian Prisoner Society, unità dell’esercito israeliano, con blitz in numerose abitazioni, hanno portato via in manette 25 palestinesi. Tra i nomi spiccano quelli di esponenti del movimento islamico Hamas, come l’ex detenuta Mona Qaadan arrestata ad Arraba (Jenin), di Mustafa Shawer e di due eletti nel 2006 all’ultimo Consiglio legislativo palestinese: Omar al-Qawasmi e Anas Rasras. Nei giorni scorsi sono stati incarcerati almeno altri tre militanti di Hamas. Gli arresti sono coincisi con l’annuncio del ritorno di Khaled Meshaal alla guida dell’organizzazione islamista al posto di Ismail Haniyeh. Non ci saranno cambiamenti di rilievo. Meshaal come Haniyeh fa parte dell’ala governista del movimento ed è sostenuto dal Qatar, principale donatore degli islamisti e, allo stesso tempo, in buoni rapporti, dietro le quinte, con Israele.

La maggior parte degli arresti dell’altra notte sono stati eseguiti nelle città di Hebron, Betlemme, Jenin, Ramallah, Al Bireh e a Gerusalemme est. Hanno riguardato anche alcuni membri di Fatah, il movimento che fa capo al presidente dell’Anp Abu Mazen. E sembrano ripetere il copione del 2006, quando l’esercito israeliano, prima delle legislative, arrestò centinaia di attivisti e dirigenti di Hamas in Cisgiordania per limitare le possibilità di vittoria degli islamisti. La lista di Hamas invece stravinse quelle elezioni e Israele reagì imprigionando un gran numero dei deputati eletti del movimento.

Sino ad oggi dal governo Netanyahu non sono arrivati commenti significativi alla decisione di Abu Mazen di indire elezioni legislative (22 maggio) e presidenziali (31 luglio). La stampa in lingua ebraica riferisce la «preoccupazione» di Israele per il risultato delle votazioni in Cisgiordania: Hamas ha ottime possibilità di rivincere approfittando anche delle fratture emerse in Fatah. Il quotidiano Haaretz qualche giorno fa ha scritto di una missione recente a Ramallah di uno dei capi dell’intelligence israeliana per «ordinare» al presidente dell’Anp annullare il voto.

Annullamento che Abu Mazen potrebbe annunciare di sua volontà. Diverse fazioni palestinesi, a cominciare da Fatah, hanno avvertito due giorni fa che non ci saranno elezioni senza la partecipazione dei palestinesi di Gerusalemme Est. Una posizione che si fonda sugli accordi di Oslo del 1993-94, quando Israele accettò di far votare a legislative e presidenziali dell’Anp i palestinesi di Gerusalemme Est, parte dei Territori occupati. Anche in questo caso Israele, che unilateralmente considera tutta Gerusalemme la sua capitale, non ha ancora dato segnali. Ma gli attivisti della società civile palestinese avvertono che i vertici dell’Anp potrebbero usare la questione di Gerusalemme Est come pretesto per ritardare o annullare le elezioni, alla luce dei sondaggi sfavorevoli a Fatah.