Ieri verso le 5 del mattino 29 militanti di Greenpeace di varie nazionalità (francesi, ma anche italiani, russi, belgi, tedeschi, svizzeri, spagnoli, portoghesi e rumeni) sono riusciti a penetrare all’interno della centrale nucleare di Tricastin (dipartimento della Drôme). L’azione mirava a denunciare, una volta di più, le debolezze della sicurezza del nucleare francese. Greenpeace è riuscita a piazzare degli striscioni: “François Hollande, presidente della catastrofe?”, “Tricastin, incidente nucleare”. I militanti sono stati fermati – sono intervenuti 160 gendarmi – Edf (l’Enel francese) li ha denunciati per violazione di domicilio privato e il governo minaccia ormai sanzioni più severe contro questo tipo di azioni. Ma Europa Ecologia-Verdi, che ha due ministri nel governo Ayrault, invece applaude all’azione di Greenpeace. In un momento di difficoltà del governo, l’azione a Tricastin è un nuovo cuneo nella solidarietà della maggioranza di governo.

Tricastin, sul Rodano, ha due dei reattori più vecchi di Francia. Hollande ha solo promesso di chiudere la centrale di Fessenheim in Alsazia – forse nel 2016 – la più vetusta, ma non è solo il movimento anti-nucleare a mettere in guardia su Tricastin. L’Autorità di sicurezza nucleare francese ha di recente messo in guardia Edf, ingiungendo di rispettare le norme di sicurezza a Tricastin, soprattutto per quello che riguarda il “rispetto dell’ambiente”, a causa di fuoriuscite di materiali liquidi e gassosi. Secondo l’eurodeputata verde Michèle Rivasi, a Tricastin c’è “un triplo rischio: sismico, di inondazione e chimico”.

I reattori 1 e 2 (900 MW), i più vecchi, sono stati messi in funzione rispettivamente nel maggio e nell’agosto dell’80. Il 3 e il 4 funzionano dall’81. I primi due hanno già subito la revisione trentennale, ma l’Autorità di sicurezza nucleare, per il momento, ha solo dato il via libera al reattore numero 1, che funzionerà per altri dieci anni (visti i costi elevati, la politica non solo francese è di allungare la vita delle centrali nucleari, malgrado i rischi che questo comporta). In autunno dovrebbero cominciare dei lavori di rafforzamento della diga sul Rodano vicina a Tricastin, per limitare i rischi di inondazione del sito.

Tricastin è stata già altre volte il bersaglio di Greenpeace. A ragione. In questo sito ci sono 4 reattori per la produzione di energia elettrica gestiti da Edf e altre sei installazioni nucleari: Eurodif Georges Besse I, che non è più in servizio ma non è stato ancora smantellato; Georges Besse II, dove viene arricchito l’uranio; la Comurhex che produce combustibile; Socatri, per il recupero di uranio; il T5 di Areva di riciclaggio dell’uranio; infine una base di stoccaggio di Edf per materiale contaminato. Nel 2008 c’era stato un incidente alla Socatri, 30mila litri di liquido radioattivo, contaminato dall’uranio, erano fuoriusciti. Edf era stata condannata nel 2011 dalla corte d’appello di Nîmes per inquinamento dell’acqua.

“I militanti sono entrati con estrema facilità, ci hanno impiegato una ventina di minuti” ha denunciato Greenpeace, sottolineando le falle nel sistema di sicurezza. Per il senatore verde, Jean-Vincent Placé, Tricastin è a “rischio terrorismo”. Sophia Majnoni di Greenpeace ha ricordato che “la questione del rischio nucleare è assente dal dibattito sulla transizione energetica”. In un periodo di crisi economica, Hollande non sembra disposto a rimettere in causa la scelta nucleare. La Francia ha 58 reattori e il 70% dell’energia elettrica proviene dal nucleare. Ma i costi aumentano: le bollette dovrebbero crescere del 30% nei prossimi anni (per ora è già stato approvato un aumento del 5% quest’anno e di un altro 5% il prossimo).