Verrà l’apocalisse, anzi no, facciamo pace. Si nota un’evidente dissonanza nelle dichiarazioni statunitensi che hanno segnato l’apertura della giornata di ieri ma, forse, è solo il segno della confusione di questo periodo dentro e fuori l’Ucraina.

Il primo allarme era venuto direttamente dal presidente americano, Joe Biden, il quale ha paventato il rischio di «un’apocalisse nucleare». Biden ha aggiunto che «conoscendo bene Putin» sa che «non sta scherzando». Non possiamo sapere se tali dichiarazioni fossero concordate con i funzionari governativi o meno, fatto sta che fino a questo momento la Casa Bianca non si era mai espressa così perentoriamente.

ORA, INVECE, BIDEN ha prima dato per scontato che Vladimir Putin a un certo punto dovrà rendersi conto di aver perso «non solo la faccia, ma anche il potere», affermazione tanto forte quanto – al momento – discutibile, almeno per quanto riguarda il potere, ma ha addirittura evocato uno dei periodi di massima tensione della Guerra Fredda. «Per la prima volta dalla crisi dei missili Cubani (ottobre 1962, ndr), dobbiamo fronteggiare la minaccia di un’atomica, soprattutto se le cose proseguiranno nella direzione in cui stiamo andando». Queste parole sono state pronunciate durante una serata organizzata per raccogliere fondi, quindi in una cornice tutt’altro che istituzionale.

Forse per questo, addirittura da un altro emisfero, il segretario di stato americano, Antony Blinken, aveva parlato in modo del tutto diverso. A margine di una visita ufficiale a Lima, in Perù, Blinken ha chiarito che gli Usa sono «pronti» a trovare una soluzione diplomatica al conflitto in Ucraina. In altri termini, sono aperti a dialogare con la Russia, anche se, ha lamentato Blinken, «purtroppo, al momento, tutto si dirige nella direzione opposta».

Il segretario di stato ha specificato che, «ovviamente», il governo ucraino dovrà essere d’accordo ma, non è chiaro come, visto che il presidente Zelensky tre giorni fa ha firmato un decreto che rende «illegale» negoziare con Putin. Blinken ha inoltre affermato che «la guerra può essere risolta solo attraverso la diplomazia». Il che suona strano in bocca a uno degli alti funzionari dell’alleato più coinvolto, sia militarmente sia economicamente sia politicamente, del governo di Kiev.

A PROPOSITO DEL PRESIDENTE ucraino, non meno scalpore hanno suscitato le sue dichiarazioni durante un collegamento on-line con un centro studi australiano. Zelensky ha esortato gli stati della Nato a effettuare «raid preventivi, senza attendere che sia la Russia a colpire» con un ordigno nucleare. Inutile dire che Mosca non aspettava altro per stigmatizzare il governo ucraino. E, infatti, il ministro degli esteri Sergei Lavrov ha subito dichiarato che le frasi di Zelensky sono una prova del fatto che ci fosse la necessità di «avviare una ‘operazione speciale’ in Ucraina» onde evitare un «attacco preventivo della Nato».

POCO DOPO GLI HA FATTO ECO il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov: «le dichiarazioni di Zelensky non sono altro che un appello all’inizio di una guerra mondiale con conseguenze terribili e imprevedibili». In seguito l’ufficio presidenziale ucraino ha avuto un gran da fare per tutta la mattinata, cercando di smorzare i toni e spiegando che c’era stato un fraintendimento. Il capo dell’ufficio stampa di Zelensky, Sergiy Nikiforov, ha provato a chiarire che il suo presidente si riferiva al periodo precedente all’invasione, a misure utili a scongiurare una guerra evocando le cosiddette «sanzioni preventive» di cui si parlava lo scorso inverno.

ANCHE IL PRESIDENTE TURCO, Recep Erdogan, è stato tra i protagonisti della giornata di venerdì in virtù di un colloquio telefonico con il suo omologo russo Putin. Le agenzie di stampa turche hanno fatto sapere che Erdogan si sarebbe offerto di nuovo come mediatore tra i due stati belligeranti in quanto «la guerra danneggia tutti» e quindi si dovrebbe riaprire la strada della diplomazia. Erdogan ha inoltre assicurato Putin che potrebbe farsi portatore delle istanze russe riguardo alle esportazioni di fertilizzanti ma, al contempo, ha anche invitato Putin a trovare una soluzione condivisa con Kiev sulla centrale di Zaporizhzhia.