Tank impantanati, o fermi, di fronte a persone che circondano il mezzo; soldati ammassati sopra, alcuni in posa quasi plastica, di inattività, come di fronte alla telecamera di Michalkov. Qualche carro armato ha già cambiato bandiera, via l’insegna gialloblu, quella ucraina, al suo posto la bandiera russa. Altre foto dimostrano come soldati ucraini e persone siano intente a chiacchierare, come vogliono le migliori tradizioni da queste parti, l’arte del racconto, della storia; qualcuno astutamente porta del cibo ai soldati, supposti «nemici».

Un uomo rivolto ai militari, urla: «Siamo minatori, vediamo la morte ogni giorno». La domanda implicita è: mica ci vorrete sparare? È la «stramba guerra civile», o quasi, in corso nelle regioni orientali dell’Ucraina. Martedì il governo di Kiev aveva lanciato l’operazione «antiterrorismo», ratificata ieri dal parlamento di Kiev. Tutto è partito in modo rapido con la conquista – e 4 morti – dell’aeroporto di Kramatorsk, estremo oriente del paese. Ma ieri tutto si è piantato, almeno pare. La città ha ricevuto i militari ucraini circondandoli, fermandone il passo, manifestando la propria volontà a protestare contro il governo di Kiev, legittimato a dir loro, dall’acclamazione di una piazza che non hanno mai amato. Sono russofoni, ma non solo. Secondo Kiev ieri almeno sei blindati sarebbero stati conquistati dai filo russi, ma quanto deve affrontare la capitale ucraina è l’onta somma per un militare: l’ammutinamento. Testimoni raccontano di soldati che di fronte alle persone comuni, non certo i «terroristi» filo Mosca, decidono di non agire, di fermarsi.

È la strana guerra civile, che ribadisce il proprio copione. Colpi di mano, potenti e rallentamenti, che comportano un’altra mossa da parte dell’avversario. Kiev mostra un segno di debolezza, lasciando i propri soldati in balia di città ostili e Donetsk ne approfitta. Nella regione i filo russi hanno occupato altri edifici governativi e hanno ribadito a gran voce la propria voglia di referendum da svolgersi il prossimo 11 maggio.

E sempre da Donetsk, arrivano le notizie di altre defezioni, insieme all’accusa di Kiev, secondo cui è Mosca ad aver ordinato ai filo russi coadiuvati da soldati veri, di sparare sui militari ucraini. E sempre a Kramatorsk, nel pomeriggio, è arrivata la notizia di un’altra formazione dell’esercito ucraino che si sarebbe ammutinata e si sarebbe unita ai separatisti filorussi.

I 10 mezzi blindati, nelle immagini trasmesse sui siti web, attraversano la città sventolando bandiere russe. «Ora la Repubblica popolare di Donetsk ha il suo esercito, i suoi parà», ha dichiarato uno dei leader del locale movimento filorusso, Miroslav Rudenko. Parti delle forze dispiegate da Kiev nel quadro dell’operazione antiterrorismo nell’est del paese sarebbero passate dall’altra parte. Scene analoghe nella vicina Slaviansk, dove 300 soldati si sarebbero «arresi», secondo fonti filorusse citate da Interfax.

La situazione è delicata e forse per questo, il ministro della Difesa ucraino Mikhail Koval «è andato nell’est del Paese e farà un rapporto su quello che succede là».

Chi non sembra mollare la presa e prova a sfruttare la situazione che si è venuta a creare, nonostante l’insuccesso, ad ora, dell’operazione militare del governo di Majdan, è la Nato. Ieri al termine di una riunione del consiglio, il segretario generale uscente Rasmussen ha annunciato che è stato raggiunto un accordo su un pacchetto di «ulteriori misure militari per rafforzare la nostra difesa collettiva e dimostrare la forza di solidarietà dell’Alleanza». In particolare «avremo più aerei in volo, più navi in acqua e più prontezza a terra». Rasmussen ha detto che ci saranno più voli di controllo sulla regione baltica e che le navi dell’Alleanza saranno schierate sul Mar Baltico, nel Mediterraneo orientali «e altrove, se richiesto».

Personale militare dai Paesi membri sarà dispiegato «per aumentare la preparazione, la formazione e le esercitazioni». Inoltre i piani di difesa «saranno rivisti e rafforzati». Le misure annunciate saranno applicate «immediatamente» e verranno aumentate, «se necessario, nelle settimane e nei mesi prossimi».
Il segretario generale dell’Alleanza ha spiegato che «le nostre decisioni di oggi riguardano la difesa, la deterrenza e l’allentamento della tensione» in Ucraina. Rasmussen ha ribadito l’invito alla Russia «a essere parte della soluzione, di interrompere le azioni per destabilizzare l’Ucraina, di ritirare le truppe dai confini e di chiarire che non sostiene le azioni violente delle milizie ben armate dei separatisti filo-russi».