Bleiburg è la cittadina austriaca, in Carinzia, dove ogni anno vengono commemorati con una messa i collaborazionisti dei nazisti e i civili – in ritirata – uccisi dai partigiani nel maggio 1945. Nel 2019 la Chiesa austriaca non l’aveva autorizzata: troppe le strumentalità politiche. Quest’anno si celebrerà a Sarajevo. Ufficialmente per le restrizioni da pandemia che non avrebbero permesso all’arcivescovo della Chiesa cattolica bosniaca Vinko Puljic di andare in Austria per confini chiusi.

La memoria di quel che accadde a Bleiburg è stata ricordata da un articolo recente di Sven Milekic, corrispondente da Zagabria di Osservatorio Balcani e Caucaso-Transeuropa: «Nel maggio 1945, dopo la resa della Germania nazista, molte brigate che sul territorio dell’ex Jugoslavia combatterono a fianco dei nazisti iniziarono la ritirata verso l’Austria con l’intenzione di consegnarsi all’esercito britannico ed evitare così di cadere nelle mani delle forze partigiane.

Guidati dai membri del movimento ustascia e seguiti da molti civili, perlopiù croati – tra cui anche alcuni membri dell’amministrazione ed esponenti del vertice politico dello Stato indipendente della Croazia (Ndh) -, i soldati giunsero nei pressi di Bleiburg dove stazionavano le truppe britanniche.

Dopo averli disarmati, l’esercito britannico li consegnò ai partigiani, che decisero di vendicarsi dei crimini commessi dai collaborazionisti nella guerra, senza risparmiare i civili innocenti. L’evento viene ricordato come e Križni put (Via Crucis), con chiaro richiamo alla terminologia cristiana».

È una memoria controversa e revisionista. Le prime iniziative per Bleiburg sono dei primi anni Cinquanta, organizzate dagli ustascia (del regime nazifascista croato di Ante Pavelici) e dai domobranci, collaborazionisti sloveni, fuggiti dopo la fine della guerra. Sven MIlekic ricorda che negli anni Novanta ha assunto una rinnovata importanza e con la nascita della Repubblica di Croazia: «…Per rompere ogni legame con l’eredità dell’antifascismo jugoslavo, la Croazia ha deciso di perseguire una politica della memoria in cui Bleiburg occupa un posto speciale come ‘la più grande tragedia del popolo croato,.. ispirandosi alla retorica di Tudjman» nel tentativo «di mettere sullo stesso piano ustascia e partigiani».

Ma quest’anno lo scontro arriva a Sarajevo. Dove oggi 16 maggio è prevista la cerimonia nella cattedrale officiata dal cardinale Vinko Puljic – legato al nazionalismo croato che nel 2015 voleva convincere Bergoglio a visitare oltre Sarajevo anche Mostar. Molte le proteste in tutta la Bosnia Erzegovina (BiH). Della Comunità ebraica, come scrive Deutsche Welle che riporta le reazioni del presidente Jacob Finci; quelle del sindaco musulmano bosniaco Abdulah Skaka, e della presidenza tripartita della BiH che comprende rappresentanze serbe.

Oggi l’Unione antifascista dei combattenti della Resistenza in BiH invita a manifestare alle 12.00 in silenzio in memoria dei caduti del terrore ustascia a Sarajevo tra il 1941 e il 1945», quando pochi giorni prima della liberazione della città, il regime ustascia impiccò pubblicamente 55 antifascisti.