Sean Young significa scelte lavorative sbagliate, discutibili chiacchiericci dovuti a una personalità complicata, e pochi (purtroppo) titoli memorabili lungo la sua filmografia: insomma, una perfetta meteora cinematografica.
Nata in Kentucky il 20 novembre 1959, figlia dei giornalisti Donald Young e Lee Guthrie, crebbe a Cleveland per poi spostarsi a New York, dove si diplomò come danzatrice classica presso la School of American Ballet.

Nel 1980 debutta su grande schermo con Jane Austen a Manhattan, produzione Merchant/Ivory con protagonista la mitica Anne Baxter, qui al suo ultimo film per le sale. Dopo Stripes – Un plotone di svitati Young, nel 1982, viene scritturata da Ridley Scott per la parte di Rachael in Blade Runner, diventando così la replicante più famosa della storia del cinema. Look da dark lady anni Quaranta, sigaretta fumante tra le dita, labbra e unghie scarlatte, sguardo fermo e risposte affilate, «Il test è per stabilire se sono un replicante o una lesbica, signor Deckard?», consacrarono l’attrice, all’epoca ventitreenne, come giovanissima stella nascente.

Dune, Senza via di scampo e Wall Street costituiscono, tra il 1984 e il 1987, i titoli di qualità della sua prima parte di carriera. Ma proprio sul set del film di Oliver Stone, Hollywood cominciò a mal sopportarla come scomoda inquilina. Il regista la licenziò per i continui ritardi, per gli interventi poco eleganti sul fatto che Daryl Hannah le sembrasse una protagonista femminile inadeguata – cercando di accaparrarsi la sua parte -, per i rapporti turbolenti con Charlie Sheen – durante le prove, lui le attaccò sulla schiena un biglietto con scritto «cunt», puttana. (Va però precisato che Stone, a più di trent’anni di distanza, ha dato ragione a Young riguardo il ribaltamento dei ruoli tra lei e Hannah).
Ma non è finita qui. Nel 1988 Young affiancò James Woods in Cocaina. Altra lavorazione infernale a causa della forte antipatia nata tra le due star dopo un breve flirt che le coinvolse. Lui arrivò addirittura a denunciarla per via di una bambola sfigurata lasciatagli davanti la porta di casa. Lei negò tutto, le prove non confermarono la sua colpevolezza e venne risarcita per la copertura delle spese legali.

L’anno dopo partecipò a Cugini di Joel Schumacher, con Ted Danson e Isabella Rossellini, rifacimento di Cugino, cugina di Jean-Charles Tacchella. Successivamente, durante la produzione di Batman diretto da Tim Burton, Young venne scelta per il ruolo di Vicki Vale, ma una frattura alla spalla le impedì di prendere parte alle riprese, venendo rimpiazzata da Kim Basinger. Il desiderio di recitare nell’universo dell’uomo pipistrello era così forte che nel 1991, per Batman – Il ritorno, Young si presentò in versione Catwoman, con tanto di costume realizzato da lei stessa, davanti le telecamere del Joan Rivers Show per fare un appello a Burton, che non gradì affatto. E infatti la spuntò Michelle Pfeiffer.

Nel 1990 venne estromessa dal cast di Dick Tracy perché Warren Beatty non la riteneva abbastanza «materna» nel ruolo di Tess Cuorsincero. Young, invece, dichiarò di essere stata sostituita perché importunata dal regista/attore, procurandosi poi diverse antipatie lavorative per aver raccontato la verità alla stampa, «regola che non va mai infranta a Hollywood». Nel 1992 venne molestata da Harvey Weinstein sul set di Sola con l’assassino, ne parlò solo qualche tempo fa a seguito dello scandalo che coinvolse il produttore.

Uscita di scena
Da inizio anni Novanta, in particolare dopo il mancato coinvolgimento in Batman – Il ritorno, la carriera dell’attrice iniziò a sprofondare senza arresto verso numerose produzioni fallimentari, le leggende sulla sua ingestibilità caratteriale divennero sempre più concrete e copioni validi scomparvero dalle sue mani. Tra il 1991 e il 1995 ricevette ben 7 nomination ai Razzie Awards: Un bacio prima di morire (1991, Peggior attrice protagonista e Peggior attrice non protagonista – vinti entrambi per aver interpretato le gemelle Carlsson nel remake di Giovani senza domani); Sola con l’assassino (1992, Peggior attrice protagonista – nomination); Sette criminali e un bassotto (1992, Peggior attrice non protagonista – nomination); Cowgirl – Il nuovo sesso (1994, Peggior attrice non protagonista – nomination); Dr. Jekyll e Miss Hyde (1995, Peggior attrice protagonista e Peggior coppia con Tim Daly – nomination. Mentre la sequenza-spottone a favore di Emanuel Ungaro è entrata di diritto negli annali scult). Unico appiglio è Ace Ventura – L’acchiappanimali, il solo con un discreto riscontro di pubblico e incassi.

Ritorno a casa
Nel 1997 Young tornò a vestire i panni di Rachael (assieme a Joe Turkel/Eldon Tyrell) per il videogame di Blade Runner, e l’anno dopo recitò in A proposito di uomini di Zoe Clarke-Williams, commedia indipendente, stroncata all’unanimità dalla critica (forse anche troppo), ultimo titolo in cui è protagonista assoluta.
Ulteriore conseguenza della carriera in declino fu la piaga dell’alcolismo. Young risalì – infelicemente – alla ribalta dando il peggio di sé durante importanti occasioni mondane: nel 2008, lungo la cerimonia di premiazione del Directors Guild of America Award, fu protagonista di un caustico scambio di battute con Julian Schnabel, culminato con «Have another drink, Honey» da parte del regista; nel 2006 volle imbucarsi senza invito alla festa degli Oscar organizzata da Vanity Fair; nel 2012 ci riprovò, arrivando a schiaffeggiare un addetto alla sicurezza e finendo ammanettata. Pagò la cauzione e su Facebook scrisse: «Ero sobria».

Ultime comparse
Recentemente, tra una comparsata da David Letterman e una puntata di Celebrity Rehab with Dr. Drew in cui pare si sia «ripulita» dai suoi demoni, l’attrice è stata ricontattata per Blade Runner 2049 (2017, di Denis Villeneuve), sia come consulente, sia come «base» per la ricostruzione del volto di Rachael – con il contributo della controfigura Loren Peta – il tutto grazie alla tecnica del «ringiovanimento digitale» (visto al cinema in questi giorni con The Irishman e il volto di Robert De Niro e Joe Pesci trasformato nei diversi momenti del film).
«Più umano dell’umano» recita lo slogan della Tyrell Corporation. Che possa anche essere l’incipit di una possibile «resurrezione» professionale per Young, alla soglia dei sessant’anni? Chissà…