Bakhmut non è caduta e gli ucraini sparano oltre il confine con la Russia mentre Kherson soffre nuovi attacchi. Le notizie dal fronte ieri sono tornate a viaggiare su un doppio binario, caratterizzato in senso geografico da una spaccatura sempre più evidente tra zona orientale e meridionale del Paese.

L’incognita è rappresentata dalle possibili reazioni delle forze armate di Kiev ai bombardamenti subiti nell’ultimo mese. Secondo l’agenzia russa Ria novosti, che cita il governatore della regione di Kursk, due distretti russi a pochi chilometri dalla frontiera sarebbero stati bombardati dagli ucraini nella mattinata di ieri e di conseguenza sarebbero rimasti senza corrente per l’intera giornata. Il governatore Roman Starovoit, inoltre, ha lasciato intendere che l’artiglieria di Kiev avrebbe deliberatamente colpito alcuni punti strategici proprio per lasciare al buio le zone di Sudzhansky e Korenevsky. L’Ucraina per ora non si è espressa e non è difficile pensare che il silenzio stampa proseguirà anche nei prossimi giorni. Finora Kiev non ha mai rivendicato un attacco in territorio russo, anche quando a Belgororod (a poche decine di km da Kursk) esplodevano misteriosamente i depositi di carburante.

A poca distanza, ma dall’altra parte della frontiera, sembrava che lunedì i mercenari della Wagner, la compagnia di Evgenij Prigozhin, l’ex-cuoco e fedelissimo di Vladimir Putin, fossero alle porte di Bakhmut. La cittadina è da mesi teatro di pesanti bombardamenti da parte delle forze di Mosca che dopo la presa di Lysychansk sembravano essere a un passo dalla sua conquista. Ora invece, a 4 mesi da quel momento, Bakhmut è ancora saldamente in mano ucraina e i pochi abitanti rimasti scontano un’esistenzia durissima. Il motivo per cui i generali russi insistono così tanto in quest’area deriva dalla sua importanza strategica: prendere Bakhmut significherebbe avere il controllo di un fondamentale crocevia tra le autostrade del Donbass e, soprattutto, avere la possibilità di proseguire dritti fino a Kramatorsk e Slovjansk. Tuttavia, dopo mesi di tentativi gli analisti hanno palesato dubbi sostanziali sull’effettiva capacità dei soldati del Cremlino di condurre un’avanzata ora. Inoltre, la riconquista di Lyman da parte ucraina ha minato alla base la possibilità che l’avanzata da Bakhmut completasse quella «manovra a tenaglia» di cui si parlava nelle prime settimane di giugno.

Lungo le coste del Mar Nero, invece, sono gli ucraini a essere in difficoltà. È vero che l’ingresso a Kherson ovest ha rappresentato uno stimolo enorme per il morale delle truppe di Kiev e un progresso importante verso la riconquista dei territori meridionali. Ma è altrettanto vero che i russi si sono ritirati e hanno avuto tutto il tempo di approntare al meglio le postazioni dei propri artiglieri. Infatti, Kherson viene colpita continuamente e gli ucraini non riescono ancora a difendersi. Ieri, ad esempio, gli ordigni russi sarebbero caduti sulle condutture dell’acquedotto che collega Dnipro a Mykolayiv, proprio all’altezza di Kherson. Secondo il governatore della regione di Mykolayiv, Vitaly Kim, «hanno anche sparato contro la nostra squadra di ingegneri energetici che stavano riparando la linea di alimentazione di uno di questi impianti. La situazione è difficile, ma stiamo lavorando».

La situazione è difficile, è evidente. Anche perché ultimamente ogni possibile segno di distensione viene subito smentito. Come a Zaporizhzhia dove non solo i russi non si sono ritirati ma ieri hanno nominato un nuovo direttore per la centrale nucleare. Si tratta di Yury Chernichuk, come ha dichiarato Rosatom, l’azienda russa per l’energia atomica.