Scontri tra manifestanti e supporter al comizio di Trump a Chicago: una manifestazione anti Trump si è svolta nel palazzetto dell’università con circa 10mila posti a sedere, proprio dove era previsto il raduno elettorale del miliardario newyorchese; i sostenitori hanno reagito fisicamente alla protesta, la polizia è intervenuta e il comizio è stato cancellato per ragioni di ordine pubblico.

La notizia ha inferocito i supporter e gli scontri sono proseguiti lasciando uno strascico di sei feriti e cinque persone arrestate, si sono viste, come le ha descritte il Guardian, «scene di caos e violenza senza precedenti nella storia recente delle campagne politiche americane». È ormai prassi che ai comizi di Trump appaiano contestatori. Spesso si sentono grida dal pubblico provenienti da giovani afro americani, attivisti di Black Lives Matter, che protestano contro il razzismo, la violenza della polizia e le politiche anche più razziste di Trump. Queste proteste non vengono bene accolte dai sostenitori del tycoon in corsa per la Casa bianca e si sono viste puntualmente scene di ragazze strattonate, ragazzi spinti via in malo modo e, quasi a voler dar ragione a chi protesta, la polizia ha spesso difeso i sostenitori di Trump al contrario dei contestatori isolati dalla rabbia dei fan di Trump, come si è visto in molti video.

I commenti di Trump, dal palco, non sono sempre stati di grande pacificazione. In un’occasione, dopo aver incoraggiato i propri sostenitori a circondare e mettere a tacere i manifestanti scandendo «Usa, Usa», lo stesso Trump ha apertamente rimpianto dal palco «i vecchi tempi», quando, aveva detto, i manifestanti rumorosi sarebbero stati allontanati da un comizio non a spintoni ma in barella. Durante un raduno elettorale in un casino di Las Vegas il mese scorso, dopo che un manifestante era stato espulso, Trump aveva commentato: «Mi piacerebbe dargli un pugno in faccia».

Oltre a questi incidenti con manifestanti isolati erano avvenute delle tensioni più imponenti anche a Saint Louis, in Missouri, dove la polizia, durante un evento simile a quello di Chicago, aveva arrestato 31 persone per disturbo della quiete pubblica; Trump aveva continuato a schernire chi interrompeva il suo discorso alla Peabody Opera House promettendo che la polizia e il servizio d’ordine si sarebbero comportati con moderazione nei loro confronti, allontanandoli pacificamente, poi aveva aggiunto riferendosi ai suoi elettori: «A loro è permesso interromperci orribilmente ma noi dobbiamo essere molto pacati, loro possono spingere e picchiare, ma se noi gli rispondiamo è terribile, vero?».

Ma questo non bastava e rivolgendosi direttamente ai manifestanti aveva detto «Tornate a casa da mamma» e «andate a cercarvi un lavoro». Con queste premesse uno scontro come quello di Chicago era annunciato, prima o poi. E si pensava non sarebbero stati manifestanti isolati o un piccolo gruppetto ad affrontare la folla dei sostenitori di Trump, ma una manifestazione numerosa ed organizzata ed è ciò che è accaduto.

Già nei giorni precedenti decine di dipendenti dell’Università dell’Illinois, dove era previsto l’evento, avevano chiesto all’amministrazione dell’ateneo di cancellarlo nel timore che si potesse creare «un clima ostile e fisicamente pericoloso» per gli studenti. Chicago è una metropoli complessa, ospita una grande comunità afroamericana, ci sono state spesso proteste anche violente, vi circolano molte armi, e dall’inizio di quest’anno si è superato il record degli omicidi, come mostrato nell’ultimo film di Spike Lee, Chiraq, che ha paragonato la città dell’Illinois al fronte di guerra iracheno.

Probabilmente la polizia, anche se ha smentito la notizia di aver dissuaso Trump dal tenere il comizio, ha ritenuto di aver sotto mano una polveriera e di non poter tenere la piazza. Dal canto suo Trump sta raccogliendo il frutto di una dialettica incendiaria usata in modo irresponsabile in una nazione grande come un continente, dove gli equilibri sono delicatissimi e non in questo periodo storico, ma per sua natura geografica, politica, sociale.

Il danno che può provocare un candidato totalmente impreparato ed inesperto è proprio questo: Trump usa una retorica elettorale da uomo forte di destra, probabilmente per raccogliere consensi là dove nemmeno il politico super destrorso Cruz riesce a osare, e la usa come un mezzo senza rendersi conto dell’effetto che provoca. A poco serve al miliardario dare la colpa a Obama che, a detta della destra «ha spaccato il paese facendoci diventare pazzi». Il paese si è radicalizzato, tanto a destra quanto a sinistra come mostra la presenza di Sanders. Ma il disastro di Chicago l’ha provocato Trump e tocca a lui – ora – rimediare, che vinca o meno queste primarie.