Rientra lentamente l’emergenza nelle zone colpite dalla devastante alluvione del 18 e 19 novembre in Sardegna. Il numero delle forze in campo, a cominciare dai volontari, si sta progressivamente riducendo. Si apre, però, un’emergenza inquinamento. A Olbia e ad Arzachena (il comune nel cui territorio si trova Porto Cervo) l’ondata di maltempo ha devastato un impianto di produzione di bitume che si trova al confine tra i due comuni, riversando nel rio San Giovanni dodicimila litri tra olio combustibile e gasolio, ottocento chili di oli esausti e diecimila di bitume. Scongiurato per il momento l’arrivo della «marea nera» nelle acque del parco geo marino della Maddalena: la capitaneria di porto ieri mattina ha fatto un lungo e accurato sopralluogo in tutta l’area e non ha trovato tracce d’idrocarburi o oli. Per tutta la giornata lungo il rio San Giovanni si è lavorando senza sosta per tamponare l’emergenza ed evitare il disastro ecologico. «Stiamo cercando di mettere in sicurezza l’area con l’aiuto di tutte le forze in campo, come Noe e ditte specializzate», ha detto il sindaco di Arzachena, Alberto Ragnedda, che segue le operazioni di bonifica dell’Azienda Camp, la ditta di bitume devastata dall’ondata di piena. Gli idrocarburi finiti nelle acque del canale al momento sono giunti sino alla località Mulinu Vecchiu, non lontana dalla foce. «Si stanno utilizzando dei sistemi per arginare l’inquinamento e il diffondersi degli idrocarburi, forse però nelle zone maggiormente inquinate dovranno essere eseguite delle bonifiche più pesanti – ha precisato Ragnedda – Stiamo cercando di bloccare gli inquinanti prima del loro arrivo in mare, a Cannigione». Sul caso il ministro all’ambiente Andrea Orlando, l’altro ieri al termine della sua visita in Sardegna, aveva annunciato approfondimenti. «Chiederemo all’Agenzia regionale per l’ambiente che conduca un’indagine», ha detto Orlando.

Intanto prosegue l’azione della magistratura per chiarire le cause del disastro. La polizia giudiziaria, su mandato della procura di Tempio, sta acquisendo documenti, elaborati e altro materiale, anche di natura urbanistica, negli uffici del comune a Olbia e in tutta la provincia a Sassari. Il materiale serve all’inchiesta aperta per accertare eventuali responsabilità nella morte delle tredici persone uccise dal ciclone. In particolare, gli inquirenti hanno cominciato ad acquisire documenti sulla strada provinciale Olbia-Tempio, dove la sera di lunedì scorso si è spalancata una voragine che ha inghiottito due auto. E sono molti gli aspetti sui quali bisognerà fare chiarezza. A Olbia, ad esempio, nel giorno dell’alluvione più disastrosa degli ultimi sessant’anni per la Sardegna, è rimasto sulla carta il piano comunale di protezione civile per «fronteggiare lo stato di emergenze» approvato dal consiglio comunale di Olbia il 4 dicembre 2012. Fra le misure il provvedimento prevedeva addirittura che l’allerta di criticità elevata in tutta la città, annunciato domenica pomeriggio dalla Protezione civile regionale, fosse segnalata tramite sirene e altoparlanti su auto. Era previsto, anche, che i cittadini fossero avvisati via telefono o persino porta a porta. Invece, la popolazione non è stata avvertita in tempo e l’evacuazione ipotizzata nel piano non è mai stata disposta, mentre Olbia finiva sotto l’acqua e pagava un tributo di vite umane altissimo: sei vittime.

Il piano comunale di protezione civile è un fascicolo imponente, con un’analisi dettagliata del territorio, dei rischi idrogeologici e idraulici, delle strade e delle vie di fuga. Le procedure d’emergenza prevedono la figura di un responsabile dell’assistenza alla popolazione che deve provvedere ad attivare il sistema d’allarme, previa autorizzazione del sindaco, e coordinare l’evacuazione della popolazione dalle aree di rischio alle strutture d’accoglienza. L’elaborato, inoltre, elencava, tra le misure di tutela della popolazione, l’informazione, da cominciare ben prima dell’emergenza, cioè nel «periodo ordinario», con un’apposita cartellonistica da installare in luoghi strategici e sul sito internet del Comune. Quel piano, però, è rimasto nel cassetto.