Per sapere se il ddl sul testamento biologico riuscirà a diventare legge in questo scorcio di fine legislatura, l’ex presidente della Repubblica e senatore a vita Giorgio Napolitano, che pure lo auspica vivamente, suggerisce ai cronisti di rivolgersi «a un indovino». Senza arrivare a tanto si può però leggere nella congiuntura dei pianeti un cielo astrale favorevole al testo che la capigruppo del Senato, nei primi giorni della prossima settimana, si appresta – almeno così sembra dai rumors di palazzo Madama – a calendarizzare, dopo un’attesa che dura da quando nell’aprile scorso è stato licenziato dalla Camera. Il biotestamento dovrebbe così approdare all’esame dell’Aula nella finestra che si apre tra la seconda e la terza lettura della legge di Bilancio, prima del 20 dicembre, e dovrebbe impegnare i senatori per tre o quattro sedute, considerando il ricorso al cosiddetto «canguro» che permette di accorpare tutti gli emendamenti.

I numeri ci sarebbero, pur tenendo conto di qualche mal di pancia interno al Pd di troppo sui temi di fine vita, ma sapendo che non tutti i liberisti del centrodestra seguono pedissequamente la via tracciata da Matteo Salvini. E che tra i vertici di Alleanza popolare (lacerati ieri dalla fuoriuscita del senatore Mancuso per «incompatibilità politica con la sinistra») c’è chi ha chiesto addirittura di lasciare libertà di coscienza. Anche se il coordinatore nazionale Maurizio Lupi ripete ogni giorno il mantra del «non voteremo mai una fiducia eventualmente richiesta né voteremo la legge così come è scritta». La prima eventualità è però ormai fuori discussione: porre la fiducia sulle Dat infatti non serve, anzi è altamente sconsigliato (anche dal presidente Sergio Mattarella, secondo quanto riportato da alcuni senatori) perché rappresenterebbe per il governo un inutile pericolo.

«Sento odore di bruciato quando si accavallano strategie e calendari», avverte il senatore dem Luigi Manconi, firmatario di un ddl sul fine vita eppure sempre più convinto che sia «un dato oggettivo, facilmente verificabile sotto il profilo numerico e politico che la legge sulla cittadinanza ha qualche chance in più di quella sul biotestamento». «O adesso, o mai più, è l’ultima occasione per approvare la legge e molto, come al solito, dipende dal Pd, che non si può nascondere dietro l’alibi degli altri – attacca la capogruppo di Sinistra italiana e presidente del gruppo Misto al Senato, Loredana De Petris – I voti di Si ci sono, sia per il biotestamento che per lo Ius Soli».

Su entrambe le leggi insistono anche Campo progressista (che ieri nell’incontro per le alleanze ha incassato l’«impegno» del Pd) e la lista +Europa dei Radicali italiani. Oggi attorno al Senato, l’Associazione Luca Coscioni porterà, in un walk around, la voce dei tanti malati (come il consigliere dell’associazione, Severino Mingroni, tetraplegico) che attendono di poter anticipare le proprie dichiarazioni di fine vita.