Proviamo a mettere le cose nel loro giusto ordine. Papa Francesco sta cambiando, anzi ha già a cambiato, il volto della Chiesa. In quale direzione lo ha spiegato nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, il suo primo manifesto programmatico. Qui ha indicato la strada di una Chiesa missionaria e in sintonia con le speranze di coloro che pagano il prezzo più alto della crisi globale. Nessun ripensamento sostanziale si registra ancora sulla dottrina relativa alle grandi questioni della bioetica e della famiglia. La chiave di lettura del cambiamento sociale è sempre la solita, ormai plurisecolare: «l’indifferenza relativista» che caratterizza la cultura dominante porta alla crisi dei valori alla «deformazione etica» e al «disorientamento generalizzato». Il compito della Chiesa è insistere sulla «esistenza di norme morali oggettive», tra le quali quelle che regolano l’ordinamento della famiglia, «cellula fondamentale della società». Ecco perché – afferma il papa – una questione come quella dell’aborto «non è un argomento soggetto a presunte riforme o a “modernizzazioni”». Ecco perché, nell’enciclica a “quattro mani” con Ratzinger, ha ribadito che la famiglia consiste, «anzitutto», «nell’unione stabile dell’uomo e della donna nel matrimonio», nato «dal riconoscimento e dall’accettazione della bontà della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola carne e sono capaci di generare una nuova vita». Insomma, come Bergoglio ha spiegato nell’intervista alla Civiltà Cattolica, il parere della Chiesa sulle unioni omosessuali e le coppie di fatto «lo si conosce e io sono figlio della Chiesa».

La novità consiste nel non farne più il centro della predicazione, rinchiudendo il Magistero nel recinto dei valori che Benedetto XVI aveva dichiarato «non negoziabili». Occorre piuttosto procedere caso per caso, valutando le singole situazione «con misericordia», a latere della sfera politica, e senza mettere davanti il metro del giudizio («se un gay cerca Dio, chi sono io per giudicare?»). Quella di papa Francesco, in sostanza, è una Chiesa ha che dismesso la crociata contro i mali della modernità, pur continuando a denunciarne la deriva verso la secolarizzazione. Ciò che i media chiamano una riforma dell’insegnamento va interpretato invece come un importante aggiornamento pastorale: il che, nella Chiesa cattolica, dove vige ancora il primato della parola petrina, è una questione di sostanza e non solo di forma. Da questo punto di vista, non c’è dubbio che Francesco si collochi su una posizione più avanzata di quella dei diversi teo-cons, teo-dem (neo e post democristiani) che popolano la scena politica italiana, spiazzando la strategia di chi utilizza la fede come uno strumento di contrapposizione politica e di speculazione elettorale. Nello stesso tempo, come è emerso dalla consultazione in vista del prossimo Sinodo dei vescovi, l’opinione pubblica cristiana si attende un passo ulteriore, anche dottrinale, che connetta la Chiesa cattolica al progresso civile in corso in tutta Europa (senza dimenticare la drammatica involuzione della Spagna) con l’introduzione dei matrimoni omosessuali e la piena parità di diritti tra le famiglie. È forte la richiesta di un Magistero che sia un interlocutore sui veri problemi dell’oggi: recrudescenza dei femminicidi e delle discriminazioni di genere, difficoltà per i giovani a mettere su famiglia (matrimoniale o di fatto che sia). La speranza dei cattolici di base (vedi Luca Kocci sul manifesto del 28 dicembre) è che affermazioni come quelle rilasciate ai Superiori Generali sulla «sfide nuove» che vengono della realtà della famiglia siano seguite da un cambio di paradigma nell’interpretazione dei segni dei tempi, rispondente a una diversa lettura del Vangelo (antitetica alla dottrina morale anti-moderna) e alla condizione reale degli stessi credenti. Il dibattito, riaperto da Matteo Renzi, sul riconoscimento delle coppie di fatto e dei loro diritti sarà un importante banco di prova tanto sul piano dei rapporti tra Chiesa e politica italiana, quanto su quello dell’aggiornamento ecclesiale.