«L’aumento delle spese militari fino al 2% del Pil, chiesto dalla Nato, votato quasi all’unanimità dal Parlamento, confermato dal governo Draghi anche se confusamente spalmato in anni, è non soltanto eticamente inaccettabile, ma politicamente sbagliato».

Questo l’incipit dell’appello a governo e parlamento promosso, tra gli altri, da alcuni storici esponenti del Pd: da Rosy Bindi a Vannino Chiti, Enrico Rossi, Walter Tocci, Claudio Martini, Marco Filippeschi, e Paolo Corsini.

L’appello suona anche come una critica al Pd che ha votato in modo acritico sulle spese per la difesa. «Niente è ancora irreversibile», scrivono i promotori. «La realizzazione di un esercito europeo richiederà tagli e razionalizzazioni in alcuni settori, incrementi in altri: non un generico aumento e spreco di risorse».

«L’aumento delle spese militari – sottolineano- non ha niente a che vedere con il diritto dell’Ucraina di difendersi dall’aggressione della Russia: il collegamento strumentale che viene fatto per meglio far accettare la crescita dei fondi per gli armamenti rischia anzi di determinare un indebolimento del sostegno popolare alla causa ucraina».

E ancora: «Queste decisioni non possono essere prese sotto la pressione emotiva e senza il coinvolgimento dei cittadini in un reale confronto pubblico». L’appello si conclude con la necessità di «ripensare funzione e ruolo della Nato» e con l’invito ad accogliere le parole del Papa contro le guerre.