È uno dei più caldi sabato d’agosto del millennio a portare a Sesto San Giovanni, al Carroponte, Billy Bragg. Il cantore delle lotte operaie contro la Thatcher, nato e cresciuto a Barking – ad est di Londra – conosce bene le città post industriali e le trasformazioni che le percorrono. Lo incontriamo pochi minuti prima che salga solo sul palco dove – chitarra e voce – racconti storie di lotte e resistenza. Chiude con A New England, e prima non mancano le classiche I Keep Faith, Accident Waiting To Happen, A Lover Sings.

La chiacchierata inizia parlando di Brexit: «Chi l’ha votata – spiega – è stata la classa operaia: si è sentita rifiutata dai governi e pretende il cambiamento. Davanti ai partiti politici che non generano cambiamenti preferiscono votare per il caos. La Brexit è un voto per il caos, Trump è un voto per il caos. Le persone sono molto arrabbiate». Questo stato di cose è frutto e responsabilità anche del partito laburista: «La maggior parte dei problemi iniziano con Margaret Thatcher. Ma quando il Labour è arrivato al potere nel 1997 è andato in continuità con il paradigma dominante. Hanno lasciato le redini del governo al libero mercato».

Il partito Laburista spiega. «È nato per obbligare i ricchi del parlamento a prendersi le loro responsabilità. L’affidabilità è la colonna vertebrale del socialismo, senza di essa non c’è socialismo». Bragg ha cantato nelle sue canzoni le lotte contro la Thatcher, com’è cambiata da allora la sua scrittura: «Nel ventesimo secolo ci sono state due cose che ora non ci sono più. Una è che la musica era come una sorta di divinità, il mezzo di comunicazione per eccellenza, era ciò che usavamo per parlarci, per parlare ai nostri genitori, per decidere come vestirci, per ogni cosa. Ormai non è più così, ci sono Twitter e/o Facebook, la musica è ancora importante ma cambia ruolo. L’altra cosa è che il marxismo oggi non significa più niente per nessuno. Dobbiamo trovare un nuovo linguaggio. Poi ho capito che il vero nemico del desiderio di creare un mondo migliore è più il cinismo che il capitalismo».

Bragg sottolinea che non è tanto il cinismo dei media di destra: «Ma il nostro cinismo. Cioè la nostra sensazione che a nessuno importi nulla. Se non riusciamo a superarlo è finita. L’antidoto del cinismo è l’empatia, la capacità di identificarsi con persone mai conosciute prima. La musica è molto importante perché l’empatia è la moneta della musica. Una grande canzone ti fa sentire qualcosa per qualcuno che non hai mai incontrato».