Bill Paxton, morto a 61 anni domenica scorsa in seguito a complicazioni chirurgiche, è stato probabilmente l’ultimo degli attori americani in grado di collocarsi agevolmente sul crinale che separa i caratteristi dagli interpreti. Dotato di un volto stile american graffiti in grado di piegarsi perfettamente alle esigenze narrative più diversificate, Paxton è stato un valore sicuro del cinema statunitense.

A cavallo fra tradizione e rinnovamento, ha saputo nel corso degli anni ritagliarsi una serie impressionante di ruoli e presenze in che hanno segnato a fondo le trasformazioni dell’immaginario collettivo. Dopo avere esordito nel cormaniano Crazy Mama di Jonathan Demme nel 1975 si fa notare per la prima volta nell’interessante Cavalli di razza di Franc Roddan del 1983. Il rapporto con le uniformi e il mondo militare è una costante della filmografia di Paxton che ha sempre saputo rendere attraverso dettagli e sfumature di grande attenzione e precisione.

Un anno dopo appare come barista nel magnifico Strade di fuoco di Walter Hill. Nello stesso anno l’incontro con James Cameron che vuole Paxton per interpretare il punk dalla cresta blu che minaccia Schwarzy con un coltello. Con Arnie, Paxton si ritrova sul set di Commando per la regia di Mark L. Lester. Le strade di Cameron e Paxton s’incrociano di nuovo per Aliens – Scontro finale. Straordinario war movie in chiave fantascientifica (Cameron infila nel film tutte quelle cose che avrebbe voluto mettere in Rambo II) permette all’attore di ritagliarsi un ruolo di assoluto rilievo.

Ma è nel ruolo del vampiro sadico Severen in Il buio s’avvicina di Kathryn Bigelow che Paxton dà vita a un ruolo davvero iconico. Prima di ritrovare Walter Hill nel 1992 per I trasgressori, interpreta il protagonista in Il cannibale Metropolitano per Chris Walas, effettista passato dietro la macchina da presa. Tra i titoli di quel periodo, merita una citazione anche l’ottimo Predator 2, ingiustamente trascurato anche dai fan della serie. Tombstone, canto del cigno di George P. Cosmatos, rilettura della sfida infernale fra gli Earp e i Clanton, merita un posto di rilievo nella filmografia di Paxton.

Splendido western autunnale e magnifico riscatto di Cosmatos, Tombstone è uno degli ultimi grandi western americani (senza dimenticare il magnifico Hatfields & McCoys del 2012). In Apollo 13, Paxton si ritrova sul set diretto da Ron Howard con interpreti del calibro di Tom Hanks e Ed Harris e non solo non sfigura ma riesce a creare una sorta di triangolazione generazionale che ancora oggi emoziona per come è giusta e precisa.

La grande svolta nella carriera dell’attore giunge ovviamente con Titanic, dove ritrova ancora una volta l’amico James Cameron. Senza mai perdere il suo gusto per il cinema di genere, interpreta Soldi sporchi per Sam Raimi e il magnifico dramma militare U-571 diretto da Jonathan Mostow. Nel 2001 esordisce alla regia con l’ottimo Frailty – Nessuno è al sicuro, cupo horror millenaristico, affogato nelle paure religiose del profondo sud americano. Bill Paxton lascia un’eredità di magnifico cinema e di straordinaria etica del lavoro.