Arrivato da poco più di un mese in Campidoglio, l’ex assessore al Bilancio di Livorno, Gianni Lemmetti, oggi responsabile dei conti pubblici di Roma, apre uno scontro istituzionale tra l’amministrazione a Cinque Stelle e l’Organismo di revisione economica e finanziaria (Oref) che ha bocciato il primo bilancio consolidato della Capitale. Secondo i revisori dei conti capitolini infatti il documento – che era stato licenziato dalla giunta una settimana fa, chiuso con un utile di 64 milioni di euro, e che avrebbe dovuto essere approvato oggi dal Consiglio comunale nel rispetto dei termini previsti dalla riforma della contabilità locale – «non è veritiero».

La risposta di Lemmetti arriva poche ore dopo aver ricevuto la relazione dei revisori, ed è una barricata: «Il parere dell’Oref non è vincolante, quindi andiamo in Aula per approvare il bilancio consolidato – asserisce davanti all’Assemblea capitolina – Non ci faremo fermare da chi approfitta del suo ruolo tecnico per esprimere giudizi politici che non gli competono». Ma la sua non è un’iniziativa individuale: l’assessore che ha sostituito l’”indisciplinato” Andrea Mazzillo segue la linea del M5S, ben rappresentata dal post del capogruppo capitolino: «La presidente dell’Oref – arriva a scrivere su Fb Paolo Ferrara – è moglie di un esponente Udc di Rieti che stava nella giunta provinciale dell’attuale segretario del Pd Lazio, Fabio Melilli. Notizie di stampa, non smentite, ci dicono che sia indagata a Rieti per reati pesanti. Non si vuole pensar male ma il sospetto che l’Oref approfitti del suo compito per fare politica è legittimo».

Nella sua relazione, il collegio dei revisori ha espresso «parere non favorevole all’approvazione del bilancio consolidato dell’esercizio 2016», il cui obbligo è introdotto da quest’anno per tutti i 2.413 comuni italiani con più di 5 mila abitanti e serve per tenere insieme i bilanci del Comune con quelli degli organismi controllati o partecipati. Nel caso di Roma il debito finanziario del Comune è strettamente legato a quello delle partecipate: dei circa 2,5 miliardi totali, 1,2 miliardi sono stati accumulati dal Campidoglio nei confronti dell’azienda dei rifiuti e quella dei trasporti, mentre alla prima, Ama, sono ascrivibili 502 milioni, e poco più di 500 milioni sono della seconda, Atac.

L’Oref ha negato che «le risultanze esposte nel bilancio rappresentino in modo veritiero e corretto la reale consistenza economica, patrimoniale e finanziaria del gruppo amministrazione pubblica di Roma Capitale» e ha invitato la giunta Raggi ad «adottare i provvedimenti di competenza potenziando le strutture preposte al controllo e alla verifica dei rapporti con le società partecipate», «anche in vista dell’imminente scadenza della redazione del bilancio consolidato». Un problema comunque annoso, tanto che gli stessi revisori, che già a gennaio scorso avevano sollecitato «la definizione delle partite sospese», ammettono: «Anche per l’anno 2015 non è stato possibile asseverare crediti e debiti reciproci».

Un giudizio che il ragioniere generale del Campidoglio Luigi Botteghi ritiene «non giustificabile» anche perché, ha spiegato in Aula, «l’obbligo di riconciliazione (delle partite debitorie e creditore, ndr) è stato sancito con un decreto legge del 2012, tale prescrizione è stata puntualmente disattesa negli anni. Solo quest’anno si è dato inizio alla vera a propria attività di riconciliazione».

Un conflitto istituzionale «insostenibile», per il consigliere di Si, Stefano Fassina, che punta il dito contro «l’arroganza politica del M5S, forte dei numeri in Assemblea Capitolina,» che «non risolve l’impatto negativo della relazione Oref sulla reputazione finanziaria del Campidoglio». Fassina in Commissione Bilancio ha invitato la giunta Raggi a chiarire «i rilievi critici al fine di arrivare al parere favorevole dei revisori» oppure, «se la Giunta ritiene che l’Oref “fa politica”, si rivolga alle istituzioni competenti per la sua sostituzione».