Il Dipartimento per la sicurezza interna, Dhs, ha emesso un bollettino di allerta sul terrorismo interno, avvertendo circa il pericolo di ulteriori episodi di violenza da parte di persone «motivate da sentimenti anti-governativi».

Il bollettino suggerisce che la rivolta del 6 gennaio al Campidoglio sia stata vista dagli estremisti di destra come un incoraggiamento, e che abbia preparato il terreno per ulteriori attacchi. Il Dhs non parla di specifici episodi imminenti, ma di «un ambiente di minaccia intensificato» che «persisterà per settimane» anche durante la presidenza Biden.

QUESTE COMUNICAZIONI non sono comuni; il Dhs in genere emette un paio di bollettini sulla sicurezza all’anno per descrivere sviluppi o tendenze generali riguardanti le minacce di terrorismo. Per spiegare meglio: l’ultimo avviso di questo tipo è di circa un anno fa, quando il Dhs ha avvertito di potenziali attacchi informatici provenienti dall’Iran.

IL NUOVO BOLLETTINO è motivato da una serie di questioni, «inclusa la rabbia per le restrizioni derivate dal Covid e i risultati delle elezioni del 2020», e che alcuni sono guidati da «tensioni etniche e razziali di lunga data», incluso un sentimento avverso all’immigrazione.

Questo tipo di tensione viene alimentata dai passi che l’amministrazione Biden sta facendo in tutt’altra direzione rispetto alle politiche di Trump.

Il neo presidente Biden prossima settimana firmerà un ordine esecutivo con cui si stabilisce che gli Usa ricominceranno ad accogliere decine di migliaia di rifugiati.

Sotto Trump il programma di ammissione negli Usa era stato ridotto quasi allo zero; durante la campagna elettorale Biden si è impegnato ad aumentare di quasi 10 volte le attuali ammissioni, fino a raggiungere un tetto annuo di 125.000.

SEBBENE NON SIA chiaro quando Biden intenda raggiungere i livelli per i quali si è impegnato, il prossimo ordine esecutivo servirà per stabilire un tono di apertura nei confronti dei rifugiati. Questa non è una mossa che incontra il favore degli estremisti di destra, così come accade al nuovo corso in relazione ad ambiente, diseguaglianze e sicurezza nazionale.

Nei decreti firmati fino ad ora Biden ha sottolineato che l’azione per il clima è al centro anche della politica estera e della sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

In particolare si ordina al fermare la stipula di nuovi contratti di locazione per l’estrazione di petrolio e gas naturale su terreni pubblici o acque offshore, ma anche si incarica il direttore dell’intelligence nazionale, Avril Haines, di preparare una stima riguardante le implicazioni per la sicurezza derivate dalla crisi climatica, e si indirizzano tutte le agenzie a sviluppare strategie volte a integrare le considerazioni sul clima nel lavoro internazionale istituendo una nuova task force, la National Climate Task Force, che riunisce i capi di 21 agenzie e dipartimenti federali. Impegnandosi sul fronte della giustizia ambientale e per nuovi progetti di infrastrutture pulite, allargando il fronte dell’azione nella direzione indicata dal Green New Deal, e la mossa è stata applaudita su Twitter anche da Bernie Sanders: «Questa è un’ottima notizia.

Joe Biden si sta muovendo rapidamente per affrontare la crisi climatica. Ora il Congresso deve agire per spostare il nostro sistema energetico lontano dai combustibili fossili». Per quanto possa sembrare controintuitivo, agli occhi della base di estrema destra non è una buona notizia nemmeno la firma sul decreto apposta da Biden per espandere l’accesso all’assistenza sanitaria e rafforzare l’Affordable Care Act. Ieri è stata ordinata la riapertura dell’iscrizione nell’assicurazione sanitaria a contributo statale voluta da Obama, e un riesame delle politiche dell’amministrazione Trump.

SUL VERSANTE della politica estera il Dipartimento di Stato ha annunciato di aver temporaneamente sospeso la vendita di armi all’Arabia Saudita e di caccia F-35 agli Emirati Arabi Uniti al fine esplicito di «riesaminare le decisioni prese sotto la presidenza di Donald Trump».